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di Cristiana Benetazzo
L’ordine di esame del ricorso principale e del ricorso incidentale tra «oscillazioni» giurisprudenziali e questioni irrisolte
Il tema del rapporto tra ricorso principale e ricorso incidentale evidenzia un effettivo contrasto giurisprudenziale, che, negli ultimi anni, si è venuto “acutizzando” non solo all’interno della giurisprudenza amministrativa, ma anche tra questa ed il Giudice comunitario. Contrasto che viene ad incidere particolarmente sul settore dei contratti pubblici ove, al rilevante numero delle controversie, si accompagna spesso il rilievo economico degli interessi coinvolti. Invero, negli ultimi anni, l’«esplosione» del contenzioso in materia di appalti ha comportato l’utilizzo massiccio del ricorso incidentale da parte dei vincitori delle procedure di gara, quale mezzo volto a “neutralizzare” l’attacco mosso nei loro confronti da altri partecipanti, insoddisfatti dell’esito del confronto concorrenziale. Molto probabilmente – come è stato acutamente osservato – l’ampio utilizzo del rimedio in esame trova giustificazione in una certa capacità «ammaliatrice» del ricorso incidentale che, non di rado, induce quanti (avvocati e giudici) operano nel Foro ad assegnargli eccessive virtù risolutorie, che, però, ad un attento esame, non sembrano trovare giustificazione. Peraltro, nelle cause più complesse, in cui vi siano numerosi ed articolati motivi di diritto da esaminare, il ricorso incidentale potrebbe anche rappresentare una “scappatoia” per un giudice «sempre più sovraccarico di cause e quindi (anche comprensibilmente) attratto dalla soluzione più semplice».Di tutto ciò si trae conferma dal dato di comune esperienza, dal quale emerge che l’accoglimento dei ricorsi incidentali è statisticamente molto elevato. A ciò si è accompagnato, quasi inevitabilmente, e anche in ragione della estrema sommarietà della disciplina normativa dell’istituto, il sorgere di più questioni... (segue)
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