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NUMERO 20 - 09/10/2013

 La Corte costituzionale, arbitro del contenzioso Stato-Regioni, fra esigenze di contenimento della spesa pubblica e tutela dell’autonomia regionale

La situazione, quasi unanimemente definita di crisi, nella quale versa il nostro sistema economico (e, oserei dire, politico) si sta ripercuotendo significativamente, da alcuni anni, anche sulla giurisprudenza costituzionale relativa al contenzioso fra Stato e Regioni, suscitando negli studiosi interrogativi e perplessità sotto diversi punti di vista. Com’è ben noto, infatti, in nome dell’esigenza di porre rimedio alle condizioni finanziarie effettivamente critiche nelle quali versa il nostro Paese, il Governo e - in via quasi sempre successiva – il Parlamento sono intervenuti in modo piuttosto incisivo in molti settori della vita dello Stato, condizionando pesantemente, in parecchi casi, anche il sistema delle autonomie territoriali. Questo ha portato, per quanto concerne la sfera regionale, ad un arricchimento del contenzioso costituzionale che, già piuttosto elevato nei numeri nello scorso decennio, si è trovato ad affrontare questioni nuovamente molto delicate, “decisive” per gli equilibri fra gli enti territoriali che compongono la nostra Repubblica, “indicative” del ruolo che nella determinazione di tali equilibri svolge la Corte costituzionale. Questa seconda chiave di lettura – la giurisprudenza costituzionale della crisi sui rapporti fra Stato e Regioni come elemento indicatore del ruolo della Corte costituzionale nel sistema delle autonomie – verrà qui utilizzata nel tentativo di dare un contributo, partendo dall’esame di alcune rilevanti pronunce della Consulta dell’ultimo periodo, al dibattito sull’idoneità del combinato disposto degli artt. 127 e 134 della nostra Costituzione a rispecchiare ancora (ammesso che lo abbia mai fatto) ed in quale misura quello che invece avviene nella prassi... (segue)



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