
Il recepimento delle direttive europee del 2014 inmateria di appalti e concessioni nei settori ordinari e speciali ha rappresentato l’occasione per riorganizzare e rimodellare l’intera materia dei contratti pubblici avviando un processo di responsabilizzazione e professionalizzazione del buyer pubblico, al quale si accompagna una più generale semplificazione normativa, amministrativa e organizzativa dell’intero settore degli approvvigionamenti da parte delle amministrazioni pubbliche. Il legislatore nazionale non si è, dunque, limitato a una mera trasposizione (c.d. copy-out) della disciplina europea potenziando l’operatività delle centrali di committenza, ma ha introdotto come ulteriore elemento portante del nuovo sistema dei contratti pubblici, quello della drastica diminuzione del numero delle stazioni appaltanti. Viene, pertanto, riconosciuta a quest’ultime, la prerogativa di gestire appalti di maggiore o minore complessità, mediante la valutazione della capacità tecnico-organizzativa e in base al loro grado di qualificazione ottenuta. L’introduzione del richiamato meccanismo di qualificazione non risulta, infatti, un adempimento richiesto dalle direttive europee e, pertanto, si inserisce nell’area della riforma che mira al riordino complessivo della materia. Non si registrano, infatti, nelle legislazioni nazionali di recepimento disposizioni analoghe a quelle che nell’ordinamento italiano introducono la qualificazione, anche se non manca negli altri Stati membri l’attenzione alla qualità e all’efficienza delle procedure. Tuttavia, sistemi di accreditamento delle stazioni appaltanti sulla base delle risorse disponibili, la professionalità, le strutture organizzative e la capacità di gestione dei processi di acquisto non sono estranei a diverse esperienze del mondo nordamericano e di Stati extra-europei. La scelta del legislatore nazionale nasce, dunque, dalla necessità di arginare l’eccessiva frammentazione, nonché i deficit organizzativi e di professionalità che caratterizzano il panorama delle stazioni appaltanti che, oltre a produrre inefficienze e sprechi di risorse pubbliche, possono favorire il proliferare di fenomeni corruttivi. C’è, dunque, un’esigenza di razionalizzazione e al contempo di riqualificazione degli operatori. L’accreditamento dei soggetti pubblici si pone, inoltre, in linea con la sfida di competitività affidata alle nuove procedure e ai criteri di affidamento particolarmente innovativi che richiedono stazioni appaltanti con adeguate dimensioni, personale professionalizzato, nonché idonee a governare gli strumenti e le procedure di acquisto... (segue)
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