Il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale e il sostegno all’occupazione riguardano, considerati singolarmente, tematiche significativamente ampie e oltremodo complesse sul piano giuridico, politico ed economico. Si tratta di questioni che hanno a che fare con alcune delle principali sfide di fronte alle quali si trovano oggi l’Europa e il mondo occidentale. Mettere in relazione, poi, queste due tematiche accentua le complessità, tanto più dopo un periodo di prolungata crisi economica a seguito del quale è stato seriamente messo a dura prova in numerosi Stati membri il tradizionale modello di stato sociale e di welfare nato con le Costituzioni rigide del Secondo Dopoguerra ed affermatosi nei decenni successivi. La complessità di questa relazione discende in primis da un dato forse banale ma certamente ineludibile se si vuole tentare in qualche modo di affrontare tale questione: è infatti evidente che, tanto le misure di lotta alla povertà, quanto quelle di sostegno all’occupazione, richiedono l’utilizzo di ingenti risorse pubbliche da parte degli Stati e che questo intervento sia stato pesantemente ridimensionato dalle politiche di austerity perseguite dall’Unione europea negli ultimi anni che hanno profondamente inciso sugli ordinamenti nazionali. I vincoli di bilancio derivanti dalle regole europee, il Fiscal Compact e la golden rule dell’equilibrio di bilancio che l’Italia ha inserito in Costituzione nel 2012, la condizionalità degli aiuti agli Stati in difficoltà che sta alla base del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) hanno certamente influito negativamente sulle politiche e gli investimenti pubblici nazionali degli Stati con un più alto debito pubblico e, di conseguenza, sui loro impianti costituzionali orientati sulla base dei principi di solidarietà ed eguaglianza. È del resto altrettanto evidente che, allo stato attuale, i tradizionali paradigmi con cui si sono affrontate per decenni le tematiche della povertà e dell’esclusione sociale, del lavoro e dell’occupazione, nonché, più in generale, dello stesso modello di welfare, necessitino di essere riconsiderati alla luce della grave crisi economica, dei cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi anni nel mondo del lavoro, nonché, evidentemente, delle crescenti diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza all’interno delle democrazie occidentali. L’oggettiva complessità del rapporto esistente tra contrasto all’esclusione sociale e sostegno all’occupazione appare, poi, ancora più rilevante in ragione di un quadro costituzionale come quello italiano che, come si cercherà di evidenziare più avanti, sembra collegare in maniera imprescindibile lavoro e lotta all’esclusione sociale non consentendo scelte di tipo univoco a favore dell’uno o dell’altra. In questo contesto, un elemento di interesse è rappresentato dall’“intreccio” che deriva dall’incontro tra le politiche dell’Unione europea e le recenti evoluzioni che hanno caratterizzato, da ultimo, l’ordinamento italiano. Sotto questo profilo, un approfondimento del contenuto del recente Pilastro europeo dei diritti sociali – solennemente proclamato nel novembre del 2017 – appare necessario poiché può fornire alcune indicazioni sulle modalità con cui conciliare forme di sostegno alla povertà e lotta alla disoccupazione alla luce del quadro costituzionale italiano. Il legame tra ordinamento europeo e dinamiche nazionali è poi certamente confermato se si analizzano, da un lato, l’origine delle problematiche attuali sul piano delle crescenti diseguaglianze e dell’esclusione sociale e, dall’altro, le possibili prospettive future. Come si accennava in precedenza, le politiche di austerity imposte dall’Unione in dieci anni di crisi economica hanno certamente influito negativamente sulla sostenibilità dei sistemi di welfare nazionali ed hanno reso più difficile per l’Italia e per altri Stati membri con un significativo debito pubblico adottare misure di sostegno al reddito e all’occupazione. Sul piano delle prospettive future, come si cercherà di evidenziare più avanti, la soluzione per contrastare con efficacia disoccupazione, esclusione sociale e povertà non sembra possa essere fornita dal solo livello di governo statale. Il che rende dunque necessario lo sviluppo di un proficuo connubio tra adeguate politiche nazionali ed interventi dell’Unione nell’ambito di una rinnovata governance dell’eurozona che, si auspica, divenga in tempi brevi un effettivo governo dell’eurozona. Alla luce dei livelli raggiunti dal debito pubblico italiano, infatti, appare proibitivo per il nostro Paese adottare misure di lotta alla povertà e alla disoccupazione che siano al tempo stesso efficaci e sostenibili sul piano dei conti pubblici senza il sostegno dell’Unione. Un’Unione che, evidentemente, dovrebbe però invertire la propria rotta ed orientarsi anche nel senso di un deciso rafforzamento della sua dimensione sociale… (segue)
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