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FOCUS - Osservatorio sul diritto elettorale

 Notazioni minime alle recenti consultazioni parlamentari del Kosovo

Le recenti elezioni parlamentari kosovare dello scorso 9 febbraio – tralasciando il mero dato relativo al risultato elettorale raggiunto dai partiti in lizza – permettono di fare alcune considerazioni di più ampio respiro sul sistema elettorale del più “giovane” Stato europeo e di come questo si è progressivamente venuto a modificare. Un ulteriore spunto di approfondimento è dato dal fatto che la tornata elettorale in parola si è svolte per la prima volta sulla base della nuova Law on General Elections in the Republic of Kosovo (No. 08/L-228), adottata nel giugno 2023.

Al fine di comprendere i processi elettorali della Repubblica del Kosovo (di seguito Kosovo) è opportuno ripercorrere – seppure per sommi capi – l’iter di creazione delle locali istituzioni costituzionali nella più ampia ottica della definizione ed emersione della statualità kosovara. In seguito alla firma dell’Accordo tecnico militare del 1999 (noto anche come Accordo di Kumanovo), con cui si poneva fine al conflitto tra l’Esercito di Liberazione del Kosovo (UÇK) e le Forze di sicurezza della Repubblica Federale di Jugoslavia (di seguito Jugoslavia), la Risoluzione n. 1244 del 1999, adottata dal Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite, sanciva il ritiro dal territorio kosovaro delle Forze armate e di sicurezza della Jugoslavia e lo stanziamento di truppe e istituzioni internazionali, sotto l’egida delle Nazioni Unite. In questo primo periodo di transizione, lo United Nations Interim Administration Mission in Kosovo (UNMIK) istituiva le prime autorità di auto-governo tramite il Constitutional Framework for Provisional Self-Government (2001). All’interno del documento costituzionale citato veniva affermato, al Capitolo 1, che il “Kosovo shall be governed democratically through legislative, executive, and judicial bodies and institutions”, in questa prospettiva, tra le varie istituzioni provvisorie create per ricoprire tali poteri, si poneva in primo piano quella dell’Assemblea parlamentare. Infatti, al Capitolo 9, l’Assemblea veniva definita come la più “alta istituzione provvisoria di autogoverno rappresentativa e legislativa del Kosovo” (9.1.1) e composta da centoventi (120) deputati. Nello specifico, cento (100) seggi venivano distribuiti, attraverso un unico collegio elettorale plurinominale, a “all parties, coalitions, citizens’ initiatives, and independent candidates in proportion to the number of valid votes received” (9.1.3.a). Specificamente, per questi seggi veniva adottato un sistema proporzionale con liste chiuse e la proporzione tra voti e seggi veniva calcolata secondo il metodo della media più alta (Sainte-Laguë). I restanti venti (20) seggi – al fine di garantire una equa rappresentanza alle minoranze nazionali presenti sul territorio del Kosovo e, in particolare, di quella serba stanziata nel Nord del paese – venivano ripartiti in dieci (10) seggi da attribuire ai partiti rappresentanti la comunità serba e i restanti dieci (10) tra le comunità rom, ashkali, egiziana, bosgnacca, turca e gorana. Con tale organizzazione, il 17 novembre del 2001 venivano tenute le prima elezioni parlamentari per l’Assemblea del Kosovo dall'istituzione della missione UNMIK. Successivamente, nel 2004 e nel 2007 si sono tenute due ulteriori tornate elettorali durante il periodo di transizione internazionale a guida UNMIK, con la precisazione che dalle elezioni del 2007 è stato adottato un sistema di liste aperte, caratteristica, insieme alle altre sopra citate, che il sistema elettorale kosovaro mantiene ancora oggi.

In seguito ai (falliti) tentativi della Comunità internazionale di definire lo status giuridico internazionale del Kosovo e, in particolare, al tentativo del Piano Ahtisaari – dal nome dell’inviato speciale delle Nazioni Unite – di raggiungere un accordo con la Jugoslavia, il 17 febbraio del 2008 il Kosovo dichiarava unilateralmente la propria indipendenza dalla Repubblica di Serbia (nuovo nome della Federazione di Jugoslavia in seguito alla tenuta del referendum per l’indipendenza del Montenegro, nel 2006, che ne faceva parte) e reclamava il proprio riconoscimento internazionale. Con questi obiettivi, le autorità kosovare istituivano la Commissione costituzionale, che presentava all’approvazione dell’Assemblea del Kosovo la versione definitiva del progetto costituzionale, adottato il 9 aprile del 2008. Le prime elezioni parlamentari del Kosovo indipendente si sono tenute il 12 dicembre del 2010 sulla scorta delle nuove disposizioni costituzionali e della Legge elettorale adottata nel giugno del 2008 (NO. 03/L-073). La nuova Costituzione, sulla scia del precedente Constitutional Framework for Provisional Self-Government, definisce l’Assemblea come l’organo legislativo (monocamerale) della Repubblica del Kosovo (art. 63). Inoltre, oggi, la composizione dei seggi ricalca in maniera quasi speculare il precedente testo costituzionale provvisorio. Infatti, l’Assembla è composta da centoventi (120) seggi, di cui venti riservati alla comunità serba e alle altre minoranze ivi stanziate (art. 64).

Per quanto riguarda le indicazioni elettorali contenute nella Costituzione, l’articolo 64 sancisce che l’Assemblea è eletta “by secret ballot on the basis of open lists” e che i seggi sono ripartiti “amongst all parties, coalitions, citizens' initiatives and independent candidates in proportion to the number of valid votes received”.

Il sistema elettorale adottato dal Kosovo, al netto della riforma della Legge sulle elezioni generali della Repubblica del Kosovo (2023), ribadisce l’adozione di un modello di rappresentanza di tipo proporzionale. Il modello elettorale proporzionale del Kosovo si basa su liste aperte, consentendo agli elettori di esprimere fino a dieci voti di preferenza all'interno della stessa lista di partito. Il territorio del Kosovo è designato come un'unica circoscrizione elettorale, in cui il paese è un unico distretto elettorale. Il contesto istituzionale del modello elettorale proporzionale del Kosovo comprende tre livelli di organi di gestione delle elezioni. In primo luogo, la Commissione Elettorale Centrale (CEC). La CEC è un'istituzione indipendente e permanente istituita dalla Costituzione con l'obiettivo di organizzare le elezioni e regolamentare i processi elettorali (art. 139). La CEC è composta da undici (11) membri, di cui sei (6) rappresentano i partiti di maggioranza eletti presso l'Assemblea, quattro (4) seggi, invece, sono riservati alle minoranze e il Presidente della CEC, che viene nominato dal Presidente del Kosovo tra i giudici della Corte Suprema. Tra le principali responsabilità della CEC qui si possono ricordare quelle di predisporre le regole elettorali, certificare i soggetti politici, mantenere aggiornate le liste elettorali, accreditare gli osservatori ai seggi e, infine, annunciare e certificare i risultati delle elezioni. Il mandato della CEC è coadiuvato dall'Ufficio di registrazione e certificazione dei partiti politici, che si occupa di questioni relative al supporto e alla certificazione di tutti i partiti e soggetti politici, comprese le informazioni finanziarie sulle spese di campagna elettorale. In secondo luogo, le Commissioni Elettorali Comunali, che operano solamente rispetto alle elezioni locali e non sono organi permanenti, in quanto vengono nominate dalla CEC per ogni singola elezione locale e sciolte dopo la tenuta della tornata elettorale. Le commissioni comunali sono composte da almeno sette membri che, insieme, hanno il compito di garantire la buona amministrazione del processo elettorale nel loro comune. In terzo luogo, anche i Comitati dei seggi elettorali vengono istituiti in occasione di ogni elezione. Questi comitati sono responsabili della buona amministrazione del processo elettorale e svolgono attività di gestione dei seggi e il conteggio finale delle schede.

I termini principali della riforma al sistema elettorale kosovaro del 2023 sono andata ad incidere sull’innalzamento del numero di preferenze massime attribuibili da parte dell’elettore alla lista, cioè dalle cinque (5) originarie alle dieci (10) attuali. A questo primo aspetto se ne aggiunge uno ulteriore, altrettanto rilevante, per quanto riguarda il finanziamento ai partiti politici, che, in seguito alla riforma in parola e a quella della Legge sul finanziamento ai partiti No. 08/L-122 (2022), hanno subito una maggiore regolamentazione per quanto riguarda la loro autonomia finanziaria e di spesa. Infatti, è stata istituita un’autorità indipendente di supervisione e controllo per le attività relative al finanziamento delle campagne elettorali dei partiti (Chapter VI; XIX). Inoltre, il legislatore kosovaro – anche sulla scia di raccomandazioni esterni, come quelle dell’Unione europea per il tramite dell’European Union Election Observation Mission – è andato a disciplinare, con maggiori garanzie, anche la salvaguardia della pluralità dei media a disposizione dei vari partiti politici, in modo da limitare le influenze dei partiti al Governo sulle emittenti pubbliche (Chapter VIII; XVII). Sempre in questa ottica, conscio delle nuove sfide tecnologiche, il legislatore, con la riforma del 2023 alla Legge elettorale, è andato a regolamentare parzialmente, per la prima volta in Kosovo, la campagna elettorale svolta tramite piattaforme web (Chapter VIII, art. 47). Inoltre, in un’ottica di maggiore inclusione di genere, la riforma elettorale ha promosso incentivi di carattere finanziari ai partiti i cui deputati eletti includono il 30 % di donne (Chapter IV, art. 28). Un particolare aspetto degno di nota di questa riforma del quadro elettorale generale riguarda il miglioramento di alcuni istituti della CEC (Chapter X). In particolare, infatti, al fine di rendere la Commissione maggiormente libera nel suo operato, è stata rafforzata la sua autonomia finanziaria e di spesa, rendendola maggiormente indipendente dagli altri poteri costituzionali e, in particolare, dall’esecutivo. Inoltre, nell’ottica di una semplificazione e svecchiamento dei processi è stata impressa una importante spinta nella direzione della digitalizzazione delle procedure di aggiornamento delle liste elettorali e di presentazione delle candidature, solo per citare alcuni degli aspetti più rilevanti.

Per quanto attiene specificamente alle elezioni del 9 febbraio scorso, la CEC ha certificato un elenco definitivo di un totale di 2.075.868 elettori attivi, di cui 104.924 registrati per il voto all’estero. Per quanto riguarda, invece, l’elettorato passivo, la CEC ha certificato 28 partiti politici che hanno presentato il proprio simbolo e la candidatura in vista delle elezioni politiche del 2025, con un totale di 1.279 candidati.

Circa l’andamento della tornata elettorale, questa si è svolta in modo pacifico, senza incidenti degni di nota e con la partecipazione di tutte le comunità che risiedono nel paese, anche se la campagna elettorale è stata, in alcuni casi, contraddistinta da una retorica aspra, che rifletteva profonde divisioni politiche ed etniche, che ancora attraversano il paese. La gestione dei seggi e del successivo spoglio dei voti si è caratterizzata per un importante sforzo della CEC, anche se sono stati registrati ritardi per quanto riguarda la collezione dei dati elettorali e la certificazione dei risultati definitivi delle elezioni. Gli osservatori elettorali dell’European Union Election Observation Mission, in particolare, hanno sollevato alcune criticità rispetto all'imparzialità e all'indipendenza della CEC rispetto ad alcune influenze indirette da parte del partito di maggioranza uscente (Lëvizja Vetëvendosje). In particolare, gli osservatori europei hanno ravvisato importanti tentativi di politicizzazione delle istituzioni elettorali da parte del partito del premier uscente, Albin Kurti: specialmente rispetto alla CEC e alla Commissione Indipendente per i Media. La CEC, infatti, durante il processo di registrazione dei partiti in vista delle elezioni parlamentari del 2025 è rimasta coinvolta in controversie di carattere politico. Nel caso di specie, la Commissione si è contraddistinta negativamente per il tentativo da parte di alcuni suoi membri nominati dal partito di maggioranza di impedire la certificazione di una forza politica espressione della minoranza serba, Srpska Lista, e per il blocco dell'erogazione di finanziamenti pubblici ad alcuni partiti politici.

Per quanto riguarda l’andamento della campagna elettorale e delle elezioni presso le municipalità con popolazione a maggioranza serba (Mitrovica, Zubin Potok, Leposavić, Zvečan, Štrpce, Klokot, Gračanica, Novo Brdo, Ranilug e Parteš), qui è stata registrata la vittoria del partito Srpska Lista, grazie anche all'appoggio ricevuto dal presidente della Serbia, Aleksandar Vučić e all’influenza dei media serbi. Tuttavia, in controtendenza rispetto alle precedenti elezioni politiche del 2021, la comunità serba ha espresso sei partiti politici candidati alle elezioni, sancendo in senso positivo un miglioramento nella sfera del pluralismo politico della comunità politica e del paese.

I partiti e le entità politiche rappresentanti delle altre comunità minoritarie del Kosovo – anche se garantiti da dieci seggi “blindati” all’interno dell’Assemblea parlamentare – hanno affrontato non poche difficoltà per il finanziamento della campagna elettorale, oltre che una scarsa copertura mediatica durante le attività di propaganda elettorale. Tuttavia, tali limitazioni sono state ovviate grazie ad una ampia opera di convincimento all’interno delle proprie comunità di riferimento limitando, così, le disparità di fatto venutesi a creare.

Merita evidenziare che buona parte delle attività di campagna elettorale è stata svolta sui social media, in particolare le piattaforme Facebook e Instagram. Nonostante la regolamentazione introdotta con la riforma della Legge elettorale del 2023 in questo ambito, la campagna elettorale ha assunto un tono aspro e, a tratti, violento. Specialmente, si ricordano in modo negativo la retorica nazionalista, i duri attacchi verbali e il linguaggio provocatorio e sessista nei confronti delle candidate di genere femminile. A tal riguardo, gli osservatori europei hanno evidenziato una minore copertura mediatica per le candidate donne rispetto ai candidati maschi. Nonostante la difficoltà di incanalare la campagna elettorale web all’interno della legislazione nazionale e nonostante le inevitabili storture che ne possono derivare, gli osservatori europei hanno registrato un buon quadro giuridico di libertà di espressione e di libertà dei media. Tuttavia, la Commissione indipendente per i media – anche a causa delle dimissioni, a tre settimane dal voto, di alcuni suoi componenti - non è riuscita a sanzionare le violazioni compiute dai media durante la campagna elettorale. L'emittente pubblica ha fornito una discreta copertura mediatica a tutti i maggiori partiti, ma a causa del boicottaggio di alcuni partiti di presentarsi agli incontri in televisione, si sono registrate alcune contestazioni e accuse di parzialità.

Lo spoglio dei voti ha confermato un risultato parzialmente preannunciato, in quanto il partito Lëvizja Vetëvendosje, guidato dell’uscente premier Albin Kurti, ha ottenuto oltre il 41% dei voti validi, anche se il risultato si discosta ampiamente dal 50,2% raggiunto alle scorse elezioni politiche del 2021, che avevano garantito a questo partito la creazione di un esecutivo a guida esclusiva. Questo significa che il partito di maggioranza relativa, molto probabilmente, dovrà cercare alleati tra i partiti espressione delle minoranze (rom, ashkali, egiziani, bosgnacchi, turchi e gorani) al fine di definire una maggioranza di governo. Per quanto riguarda le altre forze politiche, si segnalano il Partito democratico del Kosovo con il 22,15% dei voti, la Lega democratica del Kosovo al 17,64% e la coalizione Alleanza per il futuro del Kosovo – composta da Iniziativa socialdemocratica e Lista conservatrice del Kosovo – con il 7,63% dei voti validi. Da segnalare, inoltre, che tra i partiti rappresentanti gli interessi della comunità serba si sono distinte alcune forze politiche su posizioni meno intransigenti rispetto alla questione dell’indipendenza del Kosovo e, quindi, maggiormente favorevoli al dialogo con la maggioranza albanese del paese. Ciò che, invece, viene segnalato in negativo è la costante riduzione dell'affluenza degli elettori alle urne. Infatti, la CEC ha registrato un risultato del 40%, quindi in calo rispetto al 48,8% delle precedenti consultazioni.

In conclusione, si può affermare che la revisione della Legge elettorale del 2023 è andata a migliorare alcuni aspetti già problematici (indipendenza della CEC, finanziamento ai partiti, libertà dei media, regolamentazione della campagna elettorale web), ma al contempo, le recenti elezioni hanno dimostrato che tuttora permangono – anche a causa della prossimità tra la riforma e la tenuta delle elezioni – alcuni problemi strutturali del sistema elettorale kosovaro, primo tra tutti l’ingerenza dei partiti di maggioranza rispetto agli organi di garanzia elettorale (CEC) e rispetto ai media pubblici. Allo stesso modo, il finanziamento illecito o comunque proveniente da fonti non identificate ai partiti persiste come importante problema aperto, nonostante gli sforzi del legislatore di arginare tale fenomeno con la riforma della Legge elettorale e di quella sul finanziamento ai partiti. Infine, si registra, ma questa considerazione può essere estesa a buona parte dei paesi europei – e non solo –, con una preoccupante costanza, il calo dell’affluenza alle elezioni: dal 64,3% registrato alle prime elezioni del 2001 al 40% dell’ultima tornata elettorale.

 



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