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NUMERO 28 - 29/11/2023

 Un nuovo Osservatorio per un nuovo tentativo di riforma costituzionale (aggiornamento del 8 ottobre 2025)

+ TESTO DEL DDL 

Aggiornamento del 8 ottobre 2025

Nessun avanzamento in Commissione: l’attenzione si sposta sulla legge elettorale?

Negli ultimi giorni vi sono state diverse dichiarazioni pubbliche dei massimi esponenti del Governo in relazione alle prospettive di riforma istituzionale. Pur ribadendo la priorità per la riforma costituzionale già approvata dal Senato e ora all’attenzione della Camera, sia il Ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, sia il Presidente del Consiglio dei Ministri, hanno fornito elementi relativi alla ipotesi di modifica della disciplina elettorale.

Già lo scorso 1° ottobre, nell’ambito del question time alla Camera dei deputati, il Ministro Casellati è stato sollecitato da una interrogazione a risposta immediata del deputato Magi (Misto/+Europa), il quale chiedeva conferma delle indiscrezioni di stampa che indicavano l’ipotesi di una riforma elettorale di stampo proporzionale, con premio di maggioranza. In risposta, il Ministro ha ribadito la priorità riconosciuta alla modifica costituzionale, alla quale dovrà necessariamente seguire un adeguamento conseguenziale della disciplina elettorale. In relazione a quest’ultimo, il Ministro ha ricordato i limiti derivanti dalla giurisprudenza elettorale per quanto riguarda il premio di maggioranza e il voto di preferenza. Infine, in relazione alle sollecitazioni dell’interrogante in relazione alle possibili modalità procedurali di discussione della riforma elettorale, il Ministro ha ricordato come già in passato molti Governi, tra i quali quelli guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, si sono avvalsi del ricorso alla questione di fiducia in materia elettorale, indicando dunque come possibile una analoga soluzione anche in questo caso.

Da ultimo, il 7 ottobre, anche il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, intervenendo in una trasmissione di informazione, ha ribadito la priorità per la riforma costituzionale del “premierato”, aggiungendo contestualmente il suo gradimento anche per la soluzione di una legge elettorale che contempli l’indicazione sulla scheda elettorale del “candidato premier”.

Ad ogni buon conto, nessun avanzamento risulta nei lavori della I Commissione della Camera, presso la quale l’ultima occasione in cui ci si è occupati dell’A.C. 1921 sono state le audizioni del 16 luglio scorso. Nella programmazione dei lavori di lungo periodo, già nel mese di settembre si era ipotizzato una discussione in Assemblea per il mese di novembre, che tuttavia inizia ad apparire, a oggi, implausibile.

Aggiornamento del 16 luglio 2025

Prosegue l’attività conoscitiva della I Commissione con contributi dalla società civile. Auditi Drago, Floridia, Russo e Finocchiaro

Proseguono le audizioni informali presso la I Commissione della Camera dei deputati in relazione all’A.C. 1921, recante “Modifiche alla Parte II della Costituzione”, già approvato in prima deliberazione dal Senato. In particolare, nella seduta del 9 luglio 2025, sono stati auditi il dott. Nicola Drago, Presidente dell’associazione “Io Cambio ETS” (associazione che aveva già depositato una memoria sulla prima versione del disegno di legge costituzionale al Senato, reperibile sul sito) e il dott. Antonio Floridia, già Presidente della Società Italiana di Studi Elettorali (qui il video completo).

La settimana successiva, nella seduta del 16 luglio 2025, sono stati auditi l’on. Franco Russo, già presidente del Comitato per la legislazione della Camera dei deputati durante la XV legislatura, e l’on. Anna Finocchiaro, già Presidente della 1a Commissione del Senato e attualmente Presidente della Fondazione “Italia Decide” (qui il video), che per altro era stata audita dalla omologa Commissione del Senato nel primo passaggio parlamentare dello stesso disegno di legge, in data 12 dicembre 2023.


Aggiornamento del 25 giugno 2025

Proseguono le audizioni informali. Il premierato non figura nel calendario dell’Assemblea per il mese di luglio

Dopo la ripresa delle attività conoscitive avvenuta a partire dalla seduta di martedì 17 luglio 2025, anche questa settimana la I Commissione della Camera ha proseguito con ulteriori audizioni informali in relazione all’A.C. 1921: il 25 giugno 2025 sono stati auditi il prof. Andrea Morrone (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) e il Pres. Andrea Pastore (già presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato della Repubblica). Il video di quanto reso in sede di audizione è disponibile qui.

Nel frattempo, sempre il 25 giugno la Conferenza dei Capigruppo ha definito il calendario dei lavori per il mese di luglio, nel quale l’A.C. 1921 non è stato inserito. Dunque, salvo modifiche della programmazione – che non appaiono al momento verosimili – almeno fino all’estate è improbabile che il testo approdi all’esame in Assemblea. Si attendono le conseguenti determinazioni della I Commissione, relativamente all’organizzazione della discussione in sede referente.

Aggiornamento del 18 giugno 2025

In corso una nuova serie di audizioni informali

A seguito dell’adozione del nuovo programma dei lavori dell’Assemblea della Camera dei deputati e successivamente al rinnovo dell’Ufficio di Presidenza della Commissione, avvenuto nella seduta di martedì 10 giugno 2025, è stata annunciata la ripresa dei lavori sull’A.C. 1921, in materia di “Modifiche alla Parte II della Costituzione”. A tale proposito è stato previsto una nuova serie di audizioni informali, a partire da martedì 17 luglio alle ore 12.00. In tale occasione sono stati auditi i proff. Tania Groppi, Giulio M. Salerno, Sandro Staiano, e Massimo Villone (qui è disponibile il video) e, nel giorno successivo, alle ore 15.00, i prof. Daria De Pretis e Ugo De Siervo (qui il video), entrambi già auditi dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Aggiornamento del 4 giugno 2025

La riforma costituzionale rientra nel programma dei lavori della Camera: il quadro fino all’estate

In occasione dell’adozione del nuovo programma dei lavori dell’Assemblea della Camera dei deputati, il disegno di legge costituzionale recante l’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri (A.C. 1921) è stato reinserito, in coda, nel mese di luglio 2025. Resta ovviamente una previsione indicativa, che poi dovrà essere concretizzata con il calendario dei lavori dello stesso mese.

Inoltre, va tenuto presente che la I Commissione Affari Costituzionali non sembra dare particolari segni di attività sul tema, essendo ferma alla seduta di incardinamento di luglio 2024 e alla successiva attività conoscitiva protrattasi fino all’ottobre successivo.

Per altro, la medesima Commissione risulta al momento investita, in sede referente, dell’esame (in seconda lettura) del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 54 («organizzazione e della gestione delle esequie del Santo Padre Francesco e della cerimonia per l’inizio del ministero del nuovo Pontefice», in scadenza il 21 giugno) e, in sede consultiva (in prima lettura), del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 73 (in materia di infrastrutture e trasporti). Da qui alla pausa estiva è verosimile che la medesima Commissione sarà coinvolta, se non altro in sede consultiva, nell’esame di almeno cinque ulteriori disegni di legge di conversione di decreti-legge attualmente all’esame del Senato o in via di presentazione alle Camere, nonché dei disegni di legge inseriti nel calendario dei lavori dell’Assemblea.

A meno di accelerazioni al momento alquanto improbabili, sembra verosimile piuttosto un allungamento nell’autunno successivo, anche in considerazione del fatto che quest’anno l’iter del disegno di legge di bilancio inizierà al Senato.

Aggiornamento del 14 maggio 2025

Il Governo ribadisce il c.d. “premierato” come «madre di tutte le riforme»

Nella seduta di mercoledì 7 maggio 2025, presso il Senato della Repubblica, si sono svolte le interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell’articolo 151-bis del Regolamento, al Presidente del Consiglio dei ministri (c.d. premier question time). Rispondendo all’interrogazione del Sen. Matteo Renzi sulle riforme prioritarie nel programma di Governo, il Presidente del Consiglio ha confermato la centralità della riforma costituzionale sul c.d. “premierato” e ha ribadito la ferma volontà della maggioranza di procedere celermente, pur precisando che si tratti di una decisione meramente parlamentare.

Il testo della riforma, contenuto nell’A.C. 1921, tuttavia, continua ad essere in giacenza presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera, senza avanzamenti significativi dallo scorso mese di luglio 2024 (con attività conoscitive svolte fino a ottobre successivo), e senza aggiornamenti in sede di programmazione dei lavori: anzi, nell’ultimo aggiornamento del programma dei lavori dell’Assemblea della Camera, il riferimento al ddl costituzionale non risulta più presente tra gli argomenti del mese di maggio 2025.

Il Presidente ha inoltre espresso nuovamente la propria posizione favorevole all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale. Tuttavia, dall’intervento non è emerso con chiarezza se l’orientamento del Presidente viri verso la volontà di aprire ufficialmente un dibattito su una nuova legge elettorale sconnessa rispetto al testo di riforma costituzionale, oppure coerente con l’impianto in esso disegnato.

Aggiornamento del 2 aprile 2025

Il premierato rilanciato nella comunicazione. Ma, per ora, senza novità nell’iter parlamentare

Negli ultimi giorni, in più occasioni, i massimi esponenti istituzionali del Governo hanno rilanciato il tema dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Nel corso di un videomessaggio del Presidente del Consiglio dello scorso 27 marzo – reso in occasione del raggiungimento del quinto posto nella speciale “classifica” dei governi della Repubblica in termini di durata in carica, significativamente superando il primo Governo Prodi – ha inteso rinnovare l’impegno nell’approvazione del Premierato, considerato la riforma «fondamentale per l’Italia». Il richiamo è stato fatto in termini specifici alla elezione diretta del vertice dell’esecutivo e alla garanzia di durata in carica per l’esercizio del mandato.

In termini analoghi si era espresso, in più occasioni, il Ministro Alberti Casellati, indicando l’autunno come orizzonte temporale per la conclusione dell’esame presso la Camera e il termine della legislatura per il completamento della seconda deliberazione richiesta dall’art. 138 Cost.

Invero, benché il Presidente del Consiglio abbia sottolineato che la riforma «intanto procede in Parlamento», non si segnalano sviluppi significativi nell’avanzamento dell’iter.

La I Commissione della Camera ha solo incardinato la discussione, con una unica seduta risalente al mese di luglio 2024, per poi procedere con le numerose audizioni di cui si è dato conto in questo Osservatorio (le ultime delle quali risalenti alla metà di ottobre).

Per il resto, il disegno di legge è genericamente inserito nel programma dell’Assemblea per il mese di maggio 2025. In attesa della definizione dei calendari dei lavori dei prossimi mesi, dai quali si potrebbe avere maggiore contezza rispetto ai tempi di approdo in aula del testo, spetta dunque alla I Commissione riprendere il filo della discussione.

Aggiornamento del 15 gennaio 2025

Il Presidente del Consiglio dei Ministri apre a scenari diversi, e meno immediati, circa l’iter del premierato

In occasione della consueta conferenza stampa di fine anno di giovedì 9 gennaio 2025, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto modo di rispondere ad alcune domande in relazione allo stato dei lavori dell’A.C. 1921.

In particolare, dalle parole del Presidente è emerso l’intento di procedere con determinazione verso l’approvazione di una riforma che la maggioranza considera «necessaria» per l’attuazione del proprio programma di governo, nel rispetto dei tempi e delle procedure parlamentari, e comunque entro la fine della legislatura corrente. Ciononostante, il Presidente ha aperto alla possibilità che l’eventuale fase referendaria si svolga oltre il termine della legislatura. Questa eventualità, dunque, condurrebbe a una possibile applicazione dei contenuti della riforma – sempre che poi nella prossima legislatura si completasse il quadro con l’approvazione della disciplina elettorale – non a partire dalla XX legislatura, ma dalla XXI.

Proprio a questo proposito, con accenti non coincidenti con le dichiarazioni a più riprese effettuate dal Ministro Casellati, il Presidente del Consiglio ha auspicato che la materia elettorale sia rimessa alla competenza parlamentare, ipotizzando poi un intervento del Governo sul tema nel caso in cui la riforma costituzionale non dovesse giungere ad approvazione entro la legislatura, avanzando l’ipotesi di procedere, nel frattempo, a una riforma elettorale con effetti sin dalle prossime elezioni.

Aggiornamento del 18 dicembre 2024

Il Ministro Casellati conferma che per il disegno elettorale bisognerà attendere ancora.

L’esame del disegno di legge costituzionale sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri, come si è già avuto modo di segnalare, riprenderà con il nuovo anno, con ulteriori audizioni in Commissione.

Nel frattempo, nel corso della seduta dell’Assemblea della Camera dei deputati dell’11 dicembre 2024, rispondendo all’interrogazione a risposta immediata presentata dai deputati Zaratti ed altri (AVS), il Ministro Casellati è tornato a ribadire che per la presentazione del disegno di legge elettorale si attenderà fino alla conclusione della prima deliberazione del disegno di legge costituzionale. Ricordando che la disciplina elettorale deve necessariamente conformarsi al quadro costituzionale, il Ministro non ha fornito indicazioni precise circa la formula su cui si sta ragionando. Non ne ha chiarito l’impianto, se maggioritario o proporzionale, né la presenza o meno di un turno di ballottaggio.

Nel far questo, ha richiamato – quale paragone negativo – l’esperienza israeliana, e ha rassicurato circa l’impegno ad assicurare la governabilità attraverso l’elaborazione di un premio di maggioranza da strutturarsi alla luce dei principi emergenti dalla giurisprudenza costituzionale, con specifico riferimento alle sentenze nn. 1 del 2014 e 35 del 2017.

Aggiornamento del 9 ottobre 2024

Proseguono (lentamente) le audizioni presso la I Commissione.

Pur in assenza di concreti avanzamenti in merito all’esame dell’A.C. 1921, la Commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati ha proseguito la tornata di audizioni informali. In particolare, sono stati auditi i Proff. Alfonso Celotto, Francesca Rosa e Giovanna Razzano nella seduta di giovedì 3 ottobre, il cui video è disponibile al seguente link.

A questo link è possibile consultare il testo dell’audizione depositato dal Prof. Celotto; a questo, invece, quello depositato della Prof.ssa Rosa.

Aggiornamento del 2 ottobre 2024

La riforma costituzionale resta congelata fino all’anno nuovo?

Le attività di questo Osservatorio sono rimaste ferme alla pausa estiva, anche perché la stessa I Commissione della Camera non è tornata a riunirsi per discutere della riforma costituzionale, se si eccettua un ulteriore tornata di audizioni svolte lo scorso 19 settembre 2024, con esponenti istituzionali (nel dettaglio: Roberta Angelilli, vicepresidente della regione Lazio, Marco Marsilio, presidente della regione Abruzzo, Marco Alparone, vicepresidente e assessore al bilancio della regione Lombardia, Massimiliano Fedriga, presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, e Maurizio Fugatti, presidente della provincia autonoma di Trento; qui il link al video dei loro interventi e del dibattito conseguente).

Nel frattempo, il calendario dei lavori dell’Assemblea, approvato lo scorso 25 settembre e con una gittata temporale che copre l’intero mese di ottobre, non contempla in alcun modo l’A.C. 1921. Inoltre, nel mese di novembre è previsto l’avvio della discussione del disegno di legge di bilancio che quest’anno – in ossequio alla convenzione intercamerale di alternanza tra i due rami del Parlamento – prenderà il via dalla Camera dei deputati. Di conseguenza, è verosimile non attendersi sviluppi significativi dell’avanzamento dell’iter della riforma costituzionale fino alla fine dell’anno.

I lavori di questo Osservatorio restano dunque sospesi rispetto alla regolarità settimanale degli aggiornamenti, e interverranno non appena dovessero esserci novità degne di rilievo e segnalazione.

Aggiornamento del 7 agosto 2024

I lavori riprenderanno a settembre con ulteriori audizioni.

Con le ulteriori audizioni svolte con i proff. Vincenzo Tondi della Mura, Francesco Palermo e Gaetano Azzariti, nella giornata del 6 agosto, la I Commissione della Camera dei deputati ha aggiornato i propri lavori al rientro dalla pausa estiva.

A questo link è possibile riascoltare quanto reso e discusso in quest’ultima giornata di audizioni, mentre a questo link sono consultabili i testi delle audizioni depositati.

Il Presidente Pagano ha annunciato ulteriori audizioni alla ripresa.

Aggiornamento del 31 luglio 2024

In corso il nuovo ciclo di audizioni.

La I Commissione Affari costituzionali della Camera sta proseguendo con il nuovo ciclo di audizioni dell’A.C. 1921.

Nelle giornate del 30 e 31 luglio sono stati auditi i proff. Roberto Zaccaria, Ludovico Mazzarolli, Tommaso Edoardo Frosini (a questo link è possibile riascoltare quanto reso e discusso in audizione) e Giuseppe Calderisi, Marilisa D’Amico, Luca Longhi, Vincenzo Lippolis, Vincenzo Tondi della Mura, Francesco Palermo (qui è possibile riascoltare quanto reso e discusso in audizione). Ulteriori audizioni seguiranno nella giornata del 1° agosto, con i proff. Nicola Grasso, Anna Maria Poggi, Gaetano Azzariti. A questo link sono consultabili i testi delle audizioni depositati.

Terminato questo nuovo ciclo di audizioni, la Commissione sospenderà l’esame sul cosiddetto “premierato” per la pausa estiva.

Aggiornamento del 24 luglio 2024

La Commissione non accelera, ma il Ministro anticipa ulteriori elementi sulle riflessioni in corso circa il sistema elettorale. Assai cauta la Commissione europea nel country report sull’Italia.

Successivamente al nuovo ciclo di audizioni, svoltesi in I commissione la scorsa settimana (a questi due link è possibile riascoltare quanto reso e discusso in audizione: 16 luglio 2024e 18 luglio 2024), la Commissione non ha finora programmato ulteriori sedute sul tema.

Tra gli auditi hanno depositato le rispettive memorie i proff.: Michele Belletti, Elena Bindi, Maria Agostina Cabiddu, Roberta Calvano, Stefano Ceccanti, Ines Ciolli, Giovanna De Minico, Fulco Lanchester, Massimo Luciani, Francesco Pallante, Gianfranco Pasquino, Gianluca Passarelli, Andrea Pertici, Laura Ronchetti.

Nel frattempo, sia il Ministro Alberti Casellati, sia il Presidente del Senato La Russa sono intervenuti sui media o in occasioni pubbliche di discussione, tornando sul tema e, in particolare, sulle prospettive relative alla disciplina elettorale connessa con la riforma o sulla consultazione referendaria che, con ogni probabilità, seguirà la conclusione della fase parlamentare di discussione. 

Il Ministro ha chiarito la volontà di discostarsi da ipotesi discusse in occasione di precedenti tentativi di riforma costituzionale, che contemplavano una mera indicazione del nome del candidato Presidente del Consiglio all’interno dei simboli delle liste collegate o comunque in altri modi indiretti (es. nella c.d. bozza Salvi avanzata nella Commissione bicamerale della XIII legislatura). La volontà sarebbe invece quella di disciplinare un sistema di voto che consenta di fatto l’elezione popolare del Presidente del Consiglio, conferendo ai cittadini un voto uninominale sui candidati alla carica. Sempre senza entrare nei dettagli del meccanismo elettorale in elaborazione, il Ministro non ha chiarito se l’elezione delle Camere avverrà su schede distinte o sulla medesima scheda del voto per il vertice dell’esecutivo, ma ha riferito l’intenzione di prevedere una soglia minima intorno al 40% dei voti espressi ai fini dell’aggiudicazione del premio di maggioranza. 

Sia il Ministro che il Presidente del Senato hanno poi accennato al referendum costituzionale come ipotesi più che probabile, sottolineando la semplicità del quesito e la immediata comprensibilità del suo impatto sul testo costituzionale, specie in considerazione del limitato numero di articoli interessati dalla proposta in discussione. Sembrerebbe confermata, quindi, la scelta metodologica di mantenere limitato il numero di articoli interessati, soprattutto al fine di rendere più efficace la comunicazione nella prevedibile campagna referendaria.

Infine, proprio stamattina è stato pubblicato il country report dedicato all’Italia, elaborato dalla Commissione europea nell’ambito del 2024 Rule of Law Report (SWD(2024) 812 final). Al suo interno (pp. 32-33), vi sono alcuni passaggi dedicati alla riforma costituzionale in itinere. Pur senza esprimere giudizi di merito, traspare una evidente preoccupazione per gli effetti sul ruolo del Presidente della Repubblica, in ragione del venir meno della possibilità di gestire le crisi di governo al fine com’è stato finora («it would no longer be possible for the President of the Republic to find an alternative majority and/or to appoint a person outside Parliament as Prime Minister»). Anche a seguito di un confronto con l’Associazione italiana dei costituzionalisti (v. le note nn. 267 e 268), vengono altresì riportate perplessità circa un possibile indebolimento del Presidente della Repubblica, nonché dubbi circa l’effettiva possibilità di ridurre l’instabilità del sistema politico-istituzionale.

Aggiornamento del 17 luglio 2024

In corso un nuovo ciclo di audizioni.

A seguito dell’avvio, il 4 luglio 2024, dell’esame presso la I Commissione Affari costituzionali della Camera dell’A.C. 1921 è stato previsto un nuovo ciclo di audizioni di costituzionalisti ed esperti che si sta svolgendo in queste ore.

Nella giornata del 16 luglio sono stati auditi i proff. Maria Agostina Cabiddu, Michele Belletti, Roberta Calvano, Edoardo Raffiotta, Stefano Ceccanti, Giovanni D’Alessandro e Andrea Pertici (a questo link è possibile riascoltare quanto reso e discusso in audizione mentre qui sono consultabili i testi delle audizioni di Ceccanti e Cabiddu). Ulteriori audizioni seguiranno nella giornata del 18 luglio, con i proff. Anna Maria Poggi, Massimo Luciani, Claudio De Fiores, Francesco Clementi, Francesco Pallante, Giovanni Guzzetta, Gianfranco Pasquino, Ines Ciolli, Laura Ronchetti, Carla Bassu, Fulco Lanchester, Lorenza Violini, Giovanna De Minico, Tommaso Edoardo Frosini, Elena Bindi, Gianluca Passarelli.

Nel frattempo, prosegue la riflessione all’interno della maggioranza circa i contenuti del futuro disegno di legge elettorale. Sul tema sono intervenuti il Ministro Alberti Casellati e il Presidente della I Commissione (nonché relatore) Pagano, con dichiarazioni rese anche a commento dei recenti risultati elettorali in Francia e nel Regno Unito e sull’impatto di questi sulle dinamiche delle rispettive forme di governo. In particolare, secondo quando riportato a inizio mese proprio dal Ministro, il Governo potrebbe proporre una disciplina che prenda spunto dal testo delle leggi 4 agosto 1993 n. 276 e 277 (cosiddetta legge “Mattarellum”), a cui potrebbe aggiungersi un possibile premio di maggioranza, coerentemente con quanto disciplinato dal disegno di legge costituzionale.

Il servizio studi della Camera ha messo a disposizione, ormai da qualche settimana, un ampio Dossier di documentazione sul testo trasmesso dal Senato.

Aggiornamento del 3 luglio 2024

Attesa per l’avvio dei lavori alla Camera.

Come si è già avuto modo di segnalare su questo Osservatorio, l’inizio della discussione del disegno di legge costituzionale già approvato dal Senato (ora A.C. 1921) è previsto presso la I Commissione Affari costituzionali della Camera il prossimo 4 luglio 2024.

Il testo è stato abbinato al progetto di legge A.C. 1354 dei deputati Boschi ed altri, sostanzialmente identico (fuorché per alcune variazioni stilistiche) all’A.S. 830 del sen. Renzi, discusso congiuntamente alla proposta governativa e assorbita da questa ad esito della sua approvazione.

Aggiornamento del 26 giugno 2024

DDL incardinato alla Camera, inizio della discussione il 4 luglio. Disegno di legge elettorale in autunno.

Dopo la conclusione del primo passaggio parlamentare, con l’approvazione da parte del Senato lo scorso 18 giugno 2024, il disegno di legge costituzionale è stato trasmesso alla Camera dei deputati, dove ha ricevuto il nuovo numero d’ordine A.C. 1921.

È stato assegnato, ovviamente, alla I Commissione Affari costituzionali per l’esame in sede referente, nonché – elemento nuovo rispetto all’esame svolto presso il Senato – alla II Commissione Giustizia in sede consultiva. Questa novità si deve, verosimilmente, all’inserimento nel corso dell’esame in prima lettura della modifica all’artt. 89 Cost., relativamente alla eliminazione della controfirma da una serie di atti, tra i quali rientra anche la concessione della grazia e la commutazione delle pene.

La I Commissione, in occasione dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari svoltosi nel pomeriggio del 26 giugno, ha stabilito per il prossimo 4 luglio l’avvio della discussione, fissando altresì al giorno successivo il termine per l’indicazione dei soggetti da audire in questa fase.

Nel frattempo, in occasione di un’intervista a Radio24 del 25 giugno, il Ministro Alberti Casellati è intervenuto su una serie di profili di particolare interesse per questo Osservatorio. Anzitutto, ha mostrato disponibilità a ulteriori modifiche del testo in discussione alla Camera. Inoltre, è tornato nuovamente sui tempi di presentazione del disegno di legge elettorale, destinato a completare in maniera determinante l’intervento complessivo di innovazione istituzionale. Rivedendo in parte affermazioni rese in precedenza, nelle quali era stato ipotizzato il rinvio della presentazione della riforma elettorale a un momento successivo alla chiusura della prima deliberazione ex art. 138 Cost., il Ministro ha annunciato che tale iniziativa verrà presentata in autunno, al termine della riflessione attualmente in corso all’interno della maggioranza.

Se i contenuti di questa anticipazione venissero confermati, risulterebbero particolarmente importanti, in quanto i tempi per la presentazione del disegno di legge elettorale sarebbero in qualche modo indipendenti dall’avanzamento dell’esame in procinto di essere avviato alla Camera sul disegno di legge costituzionale. Di conseguenza, i contenuti del disegno di legge elettorale (tra gli altri, l’eventuale presenza di un doppio turno, l’entità del premio di maggioranza, le modalità di espressione del voto e il coordinamento tra i risultati della votazione per l’elezione del Presidente del Consiglio e dei componenti delle Camere, l’individuazione di soglie di sbarramento) finirebbero per costituire un elemento estremamente rilevante proprio ai fini dell’esame del disegno di legge costituzionale.

Aggiornamento del 19 giugno 2024

Completato il primo passaggio parlamentare. Un solo emendamento approvato rispetto al testo della Commissione.

Com’era stato previsto in sede di programmazione dei lavori, nel pomeriggio del 18 giugno 2024 l’Assemblea del Senato ha approvato, in prima deliberazione, il disegno di legge costituzionale recante “Modifiche alla parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica”. 

Il testo approvato è rimasto pressoché invariato rispetto all’esito dell’esame in Commissione, se si eccettua l’approvazione dell’emendamento 7.900 del Governo, che riscrive in maniera più piana i contenuti aggiunti all’art. 94 Cost., relativamente alle diverse conseguenze di termine del mandato del Presidente del Consiglio eletto, distinguendo opportunamente i casi di sfiducia, da quelli di dimissioni (volontarie e non), da quelli di morte, impedimento permanente o rimozione. Inoltre, la modifica ha avuto anche l’obiettivo di chiarire il ruolo della “previa informativa parlamentare” menzionata nel testo. In caso di dimissioni non dovute a mozione di sfiducia, il Presidente del Consiglio – appunto, previa informativa parlamentare – ha facoltà di esercitare il potere di richiesta di scioglimento anticipato delle Camere al Presidente della Repubblica.

Durante la seconda seduta pomeridiana della 1a Commissione del  9 aprile 2024, sembrava essere emersa la volontà di aprire alla possibile interpretazione della disposizione al fine di collegare l’informativa parlamentare all’ipotesi di dimissioni, parlamentarizzando l’eventuale crisi. In questo modo si sarebbe lasciato il tema dello scioglimento anticipato rigorosamente all’intima valutazione del Presidente del Consiglio e al colloquio con il Presidente della Repubblica. Si era infatti arrivati alla conclusione di procedere con un supplemento di riflessione che, successivamente, ha contribuito alla stesura dell’ulteriore emendamento governativo presentato in Assemblea. Il nuovo articolo 94, però, così come risultato dalla prima deliberazione al Senato, pare indicare che l’informativa parlamentare debba configurarsi come un passaggio necessariamente successivo alle dimissioni e strumentale in vista della richiesta di scioglimento.

È stato altresì accolto dal Governo (e quindi non sottoposto a votazione) l’ordine del giorno G7.1000 già approvato in Commissione dove era stato avanzato dal sen. Pera (FdI), che afferma la «necessità» che, nei regolamenti parlamentari, sia riconosciuta la figura istituzionale del «Capo dell'opposizione, disciplinandone le modalità di elezione – da parte dei parlamentari che abbiano dichiarato di appartenere ai gruppi di opposizione – e le relative prerogative, con particolare riferimento al concorso nella formazione dell'ordine del giorno delle Camere». A tale proposito, in sede di dibattimento nella seduta del 13 giugno 2024, l’opposizione ha sollevato obiezioni circa i reali destinatari dell’ordine del giorno, considerando che il testo accolto dal Governo sembra essere indirizzato più al Parlamento (in sede di modifica dei regolamenti parlamentari) che non al Governo. Appare dunque singolare la scelta da parte del Governo di accogliere un o.d.g. che, nei fatti, non impegna direttamente l’azione del Governo (anche perché si riferisce ad ambiti chiaramente rientranti nell’autonomia parlamentare) quanto, al limite, chiama in causa la maggioranza in suo sostegno.

Aggiornamento del 12 giugno 2024

Approvato l’articolo che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Termine dei lavori in Senato previsto per il 18 giugno.

Dopo la sospensione dei lavori parlamentari in coincidenza con la campagna elettorale per le elezioni europee, l’organizzazione dei tempi di discussione del disegno di legge costituzionale sull’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri è stata definita in occasione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari del Senato, svoltasi martedì 11 giugno. In quella sede è stato stabilito che la discussione del disegno di legge costituzionale avvenisse nelle sedute di questa settimana senza prevedere un orario di conclusione dei lavori per la singola giornata, consentendo così – ove ne emergesse la necessità – una prosecuzione notturna.

La discussione è ripresa a partire dai contenuti dell’articolo 5 del disegno di legge costituzionale, modificativo dell’articolo 92 della Costituzione, ossia quello nel quale viene fissato il principio dell’elezione popolare diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Come già nelle settimane precedenti, la Presidenza del Senato ha applicato in maniera sistematica la votazione per parti comuni, sinteticamente descritta come “canguro”. In relazione all’articolo 5 ciò si è rivelato particolarmente efficace: una cinquantina di votazioni parziali sono risultate sufficienti alla preclusione dei restanti emendamenti, in numero complessivo superiore al migliaio. Questo modo di procedere ha nuovamente suscitato le proteste delle opposizioni, che hanno ripetutamente richiesto di rendere noti in anticipo gli emendamenti eventualmente preclusi a seguito di ciascuna votazione. Su questo punto la Presidenza non ha offerto risposte definitive, con i Vicepresidenti di turno che si sono rimessi alla Presidenza di Assemblea o alla Capigruppo.

Ad ogni buon conto, nella giornata del 12 giugno l’Assemblea del Senato ha completato l’esame degli emendamenti all’articolo 5, procedendo poi all’approvazione dello stesso. Nella stessa giornata, la Conferenza dei Capigruppo ha inoltre definito il calendario dei lavori per le prossime settimane, ipotizzando il voto finale sul disegno di legge costituzionale per martedì prossimo, 18 giugno 2024. Dopo un breve dibattito, nel quale sono state presentate proposte di modifica da parte dei gruppi di opposizione, il calendario è stato approvato.

La discussione è poi proseguita in relazione agli emendamenti relativi all’articolo 6, di coordinamento tra l’art. 57 Cost. e l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri. Anche in questo caso, tutti gli emendamenti sono stati respinti con una manciata di votazioni per parti comuni, per cui poi si è proceduti all’approvazione dell’articolo.

È quindi iniziata la discussione degli emendamenti all’articolo 7, in relazione al quale – oltre alle numerose proposte di opposizione, circa 300 – è stato presentato un emendamento governativo, il numero 7.900, rispetto al quale vi sono ulteriori 200 subemendamenti. L’emendamento governativo è volto a riscrivere la modifica dell’articolo 94 Cost., al fine di distinguere meglio le conseguenze delle dimissioni volontarie, nonché i casi di morte o impedimento permanente del Presidente del Consiglio eletto, dalla sfiducia votata nei suoi confronti da un ramo del Parlamento. Relatore e Governo hanno annunciato il parere contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione del 7.900.

Aggiornamento del 5 giugno 2024

Lavori sospesi per la campagna elettorale.

Questa settimana i lavori parlamentari sono sospesi al fine di consentire ai senatori di partecipare sul territorio alla campagna elettorale per le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. La prossima seduta è convocata per il pomeriggio di martedì 11 giugno, quando saranno note anche le comunicazioni del Presidente sul Calendario dei lavori, che chiariranno – evidentemente, anche alla luce del risultato elettorale – le tempistiche per il prosieguo dell’esame del disegno di legge costituzionale. Come si è visto, infatti, anche a seguito della tensione crescente con l’opposizione, il voto finale in Senato è slittato in avanti rispetto alle attese.

Allo stato, risultano approvati, senza modifiche, i primi 4 articoli del testo della Commissione, rispettivamente relativi alla soppressione della base costituzionale per la nomina dei senatori a vita, allo spostamento dell’abbassamento della maggioranza necessaria all’elezione del Presidente della Repubblica dal quarto al settimo scrutinio, nonché alle modifiche agli articoli 88 e 89 della Costituzione su scioglimento delle Camere e controfirma.

Come già per gli articoli 1 e 2 del disegno di legge costituzionale, anche ai fini dell’esame degli emendamenti agli artt. 3 e 4 la Presidenza del Senato ha applicato in maniera sistematica la votazione per parti comuni, sinteticamente descritta come “canguro”. Nella pratica, una trentina di votazioni sono risultate sufficienti alla reiezione di oltre 200 proposte emendative, sfruttando il meccanismo della preclusione. L’opposizione ha contestato la mancanza di chiarezza nella gestione delle votazioni da parte della Presidenza del Senato, richiedendo più volte che fossero resi noti in anticipo gli emendamenti eventualmente preclusi a seguito di ciascuna votazione. La richiesta è stata tuttavia rigettata dalla Presidenza di Assemblea.

Quanto alla parte residua dell’esame, resta ancora una parte consistente di emendamenti da votare: quasi 2.000, dei quali oltre 1.200 sul solo articolo 5, modificativo dell’articolo 92 della Costituzione, e più di 500 sull’articolo 7, modificativo dell’articolo 94 della Costituzione.

Aggiornamento del 29 maggio 2024

Tensione altissima, il voto finale slitta a dopo le elezioni europee.

Nel corso dell’ultima settimana si è assistito a un cambio di strategia da parte della maggioranza nel contenimento dell’ostruzionismo praticato dalle opposizioni, salvo poi eventi imprevisti che – con ogni probabilità – condurranno a uno slittamento del voto finale sul disegno costituzionale a un momento successivo alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.

Inizialmente, al fine di ridurre il numero di votazioni necessario per fronteggiare la notevole quantità di emendamenti presentati dalle opposizioni (e, in particolare, dai gruppi Partito democratico, MoVimento 5 Stelle e dalla componente Alleanza Verdi-Sinistra del gruppo misto), la Presidenza di Assemblea aveva proceduto a una qualche razionalizzazione, ricorrendo (secondo una definizione forse approssimativa) alla tecnica del “canguro”. In realtà, quanto avvenuto nel corso della seduta di mercoledì 22 maggio scorso appare piuttosto classificabile come un esercizio di votazioni per parti comuni. Infatti, come più volte accaduto, si è giunti alla preclusione di un numero (invero, alquanto limitato) di proposte emendative a seguito della reiezione di una parte testuale di un emendamento che era altrettanto contenuta in altri testi concorrenti. È il caso, ad esempio, delle conseguenze successive all’esito negativo della votazione sull’emendamento 1.23, limitatamente alle parole «1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a”», secondo le quali sono risultati preclusi i successivi emendamenti da 1.24 a 1.31. Oppure, analogamente, in seguito all’esito negativo sul voto circa l’emendamento 1.1003, limitatamente alle parole «1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: “Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di”» sono risultati preclusi tutti gli ulteriori emendamenti che recavano una identica parte testuale (1.1004, 1.1005 e 1.1006).

Dunque, nonostante le proteste – assai vivaci – delle opposizioni, questa gestione del fascicolo degli emendamenti appare assolutamente lineare, ancorata a precedenti consolidati e, in definitiva, rispettosa dei principi generali di economia procedurale che presidiano il meccanismo della preclusione.

Tuttavia, è altrettanto evidente che si trattava di una strategia che non poteva far fronte alla ponderosa mole di emendamenti presentati: venendo applicata su una decina di classi di emendamenti aventi tra loro parti comuni identiche, ha condotto alla preclusione di non più di un centinaio di emendamenti complessivi.

Di conseguenza, la maggioranza ha ritenuto di modificare la propria strategia di contenimento dell’ostruzionismo e, nell’ambito di una riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari svoltasi il 23 maggio pomeriggio, è stata assunta la decisione di ripartire i tempi per il prosieguo dei lavori sul disegno di legge costituzionale per un totale di trenta ore complessive. In tale occasione, pertanto, è emerso nuovamente l’importante ruolo di coordinamento del Presidente d’Assemblea che, davanti alle opposte richieste di maggioranza e opposizione, ha provveduto ad individuare la mediazione necessaria per la formulazione di un calendario approvato all’unanimità. Le votazioni sono così proseguite nelle sedute di questa settimana, nella consapevolezza che il tempo previsto per l’esame del disegno di legge costituzionale avrebbe potuto consentire il voto finale prima della pausa di lavori già prevista per la campagna elettorale per le elezioni europee: il calendario prevedeva infatti 5 ore di lavoro per il 28 maggio, 10 per il 29 maggio e soltanto l’inizio della seduta del 30 maggio, alle ore 10, con preannuncio di eventuale prosecuzione notturna per il voto finale.

Nel corso della seduta del 28 maggio 2024 sono stati approvati gli articoli 1 e 2 del disegno di legge costituzionale, rispettivamente relativi all’abrogazione della base costituzionale per la nomina dei senatori a vita e alla modifica dell’art. 83 Cost., al fine di spostare dal quarto al settimo scrutinio l’abbassamento del quorum necessario per l’elezione del Presidente della Repubblica. Inoltre, sono stati rigettati tutti gli articoli aggiuntivi proposti in relazione ad essi.

Nel corso della seduta odierna, del 29 maggio 2024, tuttavia, sono emerse una serie di novità tali da rivedere complessivamente i tempi di conclusione dell’esame. In apertura, vi è stato l’annuncio del parere contrario su tutti gli emendamenti presentati da parte del relatore, sen. Balboni, e del Governo, da parte del Ministro Alberti Casellati. Tuttavia, dopo una serie di votazioni e di qualche incertezza procedurale, gli animi si sono surriscaldati in occasione dell’intervento del sen. Licheri (M5S), il quale ha ripetutamente accusato la maggioranza (e la sua leadership) di prevaricazione delle regole costituzionali e di buona condotta, facendo anche riferimento a specifici episodi riguardanti la Presidente del Consiglio accaduti negli ultimi giorni (il caso Scurati e la presunta censura in Rai) e nelle ultime ore (il siparietto tra Presidente del Consiglio e Presidente della Regione Campania in occasione di una visita di quest’ultima a Caivano).

Nel frattempo, si è acceso un tafferuglio tra il sen. Menia (FdI) e alcuni esponenti di opposizione, che ha condotto la Presidenza di turno a sospendere la seduta. Alla ripresa, durante la presidenza del vicepresidente Rossomando è stato annunciato che le votazioni sarebbero proseguite fino al termine stabilito delle ore 20, mentre la seduta prevista per il 29 maggio non si terrà. Dunque, l’avanzamento dell’esame del disegno di legge costituzionale proseguirà ancora per alcune ore, per poi venire sospeso e ripartire non prima dell’11 giugno prossimo.

Durante la seduta, il senatore relatore Balboni ha chiarito, coerentemente con quanto preannunciato dal Ministro Alberti Casellati, come l’art. 3 oggetto della discussione, già art. 2 del disegno di legge costituzionale, sia una norma di raccordo con l’art. 7. In sostanza, si sottolinea la connessione tra la possibilità di esercitare il potere di scioglimento del Presidente della Repubblica anche nel caso in cui tale scioglimento avvenga in coincidenza degli ultimi sei mesi del mandato e la possibilità del Presidente del Consiglio eletto di imporre l’attivazione di tale potere nei casi previsti dall’art. 7. Nel riconoscere l’utilità di coniugare il dibattito su entrambi gli articoli in modo sistematico, il relatore ha ugualmente invitato i senatori ad esprimere considerazioni nel merito delle modifiche all’art. 88 della Costituzione, così come riscritto dall’art. 3 del disegno di legge costituzionale.

Aggiornamento del 22 maggio 2024

Conclusa la discussione generale in Assemblea. Iniziata la votazione degli emendamenti. Sedute fiume la prossima settimana.

Come preannunciato, lo scorso 21 maggio 2024 si è conclusa la discussione generale del disegno di legge costituzionale, rispettando le previsioni della maggioranza. Durante la seduta del 21 maggio, hanno suscitato particolare clamore l’intervento del sen. Pera (FdI), nonché le repliche conclusive del relatore, sen. Balboni, e del Ministro Alberti Casellati.

Il primo, pur nell’ambito di una condivisione di fondo degli obiettivi della proposta, non ha esitato a definirne il testo «difettoso», sottolineando come finisca per essere «pleonastico il voto di fiducia dopo le elezioni del Primo Ministro: se il popolo l’ha eletto oggi, domani non è necessario che raccolga la fiducia dal Parlamento», nonché richiamando la «mancanza dello Statuto dell'opposizione». In particolare, le perplessità del sen. Pera è stata rivolta alla mancanza di vincoli costituzionali rispetto a quanto è stato rimesso alla disciplina elettorale, elencando diversi ambiti che – nella sua opinione – avrebbero bisogno di un «sostegno» già nel testo costituzionale: voto all’estero, eventuale discrasia tra l’esito del voto tra Camera e Senato, impatto su un sistema politico non più bipolare, consistenza del premio di maggioranza.

Il Ministro ha tenuto una replica estremamente ferma e netta nei confronti delle opposizioni, delle quali ha lamentato l’assenza di una «proposta alternativa» al di là delle migliaia di emendamenti ostruzionistici, nonché definendo «avvilente […] continuare ad ascoltare la stanca litania secondo la quale la riforma mortificherebbe la figura del Capo dello Stato». Ha concluso menzionando una etichetta che sintetizza l’opinione della maggioranza sul testo, parlando di far divenire l’Italia «una democrazia efficiente e di indirizzo».

Successivamente, il sen. Giorgis (PD) ha presentato una richiesta di non passaggio agli articoli che, sottoposta al voto dell’Assemblea dopo un breve dibattito, è stata respinta.

In occasione della seduta del 22 maggio, la discussione sul ddl A.S. 935 è iniziata con l’esame di due ordini del giorno firmati dai senn. Borghi e Musolino. Su entrambi è stato reso parere negativo da parte di relatore e Governo e sono stati successivamente respinti dal voto in Assemblea. Il primo (G1) recava un impegno al Governo nel garantire l’approvazione della nuova legge elettorale prima del referendum costituzionale. Quest’ultima, infatti, è considerata dai presentatori come «consustanziale con la Costituzione». Il secondo ordine del giorno (G2), invece, avrebbe vincolato il Governo, per quanto di sua competenza, a garantire tempi congrui per l’esame del disegno di legge in ossequio all’iter tracciato dall’art. 138 Cost. Tale odg, in premessa, conteneva una forte critica di metodo rivolta alla maggioranza sia in relazione alle modalità di approvazione dei recenti provvedimenti legislativi, sia in relazione al perseguimento del fenomeno del monocameralismo alternato.

Nella stessa giornata, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari ha definito il calendario per la settimana successiva, confermando all’ordine del giorno il disegno di legge costituzionale e chiarendo che per le sedute dei giorni 28 e 30 maggio non è previsto orario di chiusura.

Nel frattempo, è iniziata l’illustrazione degli emendamenti, che si svolge tuttavia senza aver contezza delle dichiarazioni di improponibilità e inammissibilità della Presidenza (che, con ogni probabilità, condurranno a una drastica diminuzione degli oggetti di votazione).

Già a proposito delle proposte aggiuntive che si inseriscono su ambiti ulteriori rispetto al perimetro del testo della Commissione (nello specifico, emendamenti nn. 01.2, 01.1, 1.0,1, 1.0.4, 1.0.5, 1.0.2, 10.3, 10.6, 1.0.7, 1.0.8, 1.0.9, 1.0.10, 1.0.11, 1.0.12, 1.0.13, 1.0.14, 1.0.17, 1.0.15, 1.0.16, 1.0.18, 1.0.19 e 1.0.20, rispetto ai quali i pareri di relatore e Governo sono, per tutti, contrari ), la Presidenza di Assemblea, ai sensi dell'articolo 102, comma 4, del Regolamento, si è riservata un approfondimento ai fini della valutazione circa la loro proponibilità.

Aggiornamento 15 maggio 2024

Discussione generale in corso (con conclusione ipotizzata per martedì 21 maggio).

Nel corso dell’ultima settimana è proseguita la discussione generale del disegno di legge costituzionale, nel testo approvato dalla 1a Commissione a fine aprile.

Durante le sedute dell’8, 14 e 15 maggio, nel corso della discussione generale sul provvedimento, sono intervenuti numerosi senatori per massima parte dei gruppi di opposizione. Nel dettaglio, sono intervenuti quasi tutti i componenti dei gruppi Partito democratico e MoVimento 5 stelle, nonché della componente AVS del gruppo misto (per un totale di 57 senatori), oltre ad alcuni senatori di maggioranza (Occhiuto di Forza Italia e tre senatori di Fratelli d’Italia) e degli altri gruppi. Si segnala altresì che, tra i molti iscritti a parlare della seduta del 14 maggio, hanno suscitato particolare dibattito nell’opinione pubblica gli interventi delle senatrici a vita Segre e Catteneo.

Nel pomeriggio del 15 maggio si è tornata a riunire la Conferenza dei Presidenti di gruppo, approvando un nuovo calendario, relativo anche alla prossima settimana. È stato stabilito che saranno dedicate al disegno di legge costituzionale le sedute di martedì 21, mercoledì 22 e giovedì 23 maggio prossimi. A margine della riunione della Capigruppo, il Ministro per i rapporti con il Parlamento, sen. Ciriani, ha dichiarato la volontà di concludere la discussione generale nella giornata di martedì, e di proseguire poi con l’esame degli emendamenti presentati (sui quali deve ancora essere effettuato il vaglio presidenziale di ammissibilità).

Al momento, dunque, sembra consolidarsi l’ipotesi di una conclusione del passaggio parlamentare prima delle elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno.



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