Il 2 febbraio 2016, sul sito web del presidente del Consiglio europeo, è stata pubblicata la lettera che Donald Tusk aveva appena inviato ai membri del Consiglio europeo, i capi di Stato e di governo dell’Europa dei 28, contenente la sua proposta di un “new settlement”, una “nuova intesa”, come si legge nella versione italiana, idonea a mantenere il Regno Unito nell’UE. L’espressione “nuova intesa” riecheggia testualmente la formula “new settlement”, utilizzata da David Cameron nella lettera a Tusk del 10 novembre 2015. Implica, al contempo, per un verso, il dato sostanziale dell’idea di “accomodamento” tra opposte posizioni, di modalità idonea a risolvere una disputa e, per altro verso, il dato formale dell’accordo di diritto internazionale, cui consegnare la soluzione di compromesso raggiunta. I testi giuridici in cui si articola il detto compromesso sono, allo stato, del tutto provvisori, Sono, infatti, all’esame degli sherpa dei Capi di Stato e di governo, dei servizi giuridici del Consiglio e della Commissioni, nonché degli esperti giuridici delle rappresentanze permanenti, nonché dei rappresentanti del Parlamento europeo, in vista della loro finalizzazione per il Consiglio europeo del 18-19 febbraio 2016, in cui la questione è all’ordine del giorno. Nonostante la segnalata provvisorietà, i detti testi meritano una valutazione di taglio giuridico-politico, seppure “a caldo”, per le indubbie implicazioni che, in caso di loro adozione, sono suscettibili di avere sull’evoluzione complessiva del processo di integrazione europea... (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
Carlo Curti Gialdino (03/07/3019)