
Ancora una volta le elezioni americane di metà mandato presidenziale – le midterm - si confermano essere una competizione politica pienamente federale. Si tratta infatti di un votare che, nonostante la pluralità di scelte che i cittadini sono stati chiamati ad esprimere per tipologia, modalità, ruoli e forme, continua a conservare al fondo una chiara caratteristica: quella di essere vissuta dall’elettore, nella diversità appunto delle sue articolazioni, comunque come una verifica popolare innanzitutto del voto espresso appena due anni prima nell’elezione presidenziale. Tuttavia, pur tenendo bene in conto l’importanza della persistenza di questa loro caratteristica, le elezioni dell’8 novembre 2022 - al netto dei risultati elettorali, di cui si dirà - in realtà hanno rappresentato dal punto di vista sistemico molto di più. In questo senso, sia pur rapidamente come è proprio di un’Editoriale, oltre ad alcune riflessioni intorno all’esito del voto, in questa sede saranno segnalati in primis ulteriori elementi che, ad avviso di chi scrive, marcano fortemente il senso complessivo di questo voto; in attesa peraltro che si vada a completare definitivamente anche il quadro finale dell’esito elettorale, a partire innanzitutto dal runoff – il ballottaggio – che vi sarà il prossimo 6 dicembre per l’attribuzione dell’importante seggio del Senato della Georgia… (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
Carlo Curti Gialdino (03/07/3019)
PNRR e cicli politico-elettorali, tra Unione europea e Stati membri
Nicola Lupo (29/11/2023)
Riforma costituzionale, serve il Parlamento per fare un salto di qualità
Annamaria Poggi e Federica Fabrizzi (15/11/2023)
Salario minimo, salario dignitoso, salario giusto: temi per un dibattito sul futuro della contrattazione collettiva
Silvia Ciucciovino (01/11/2023)
Serve davvero il ‘reato universale’ di maternità surrogata?
Antonio D’Aloia (18/10/2023)