
Bruxelles ha bisogno di Roma e l’Italia di una nuova dimensione nelle relazioni europee. L’insoddisfacente situazione che si prospetta nell’economia e nella politica interna sottolinea ancor di più quanto l’assenza italiana dalla politica estera sia negativa per il paese. Nemmeno le più recenti azioni svoltesi in Nord Africa lasciano presagire l’inizio di un nuovo approccio chiaro, conseguente e con obbiettivi ben definiti nel concerto delle potenze europee. A fronte di successi di breve respiro nelle relazioni pubbliche e di messe in scena mediatiche l’Italia ha largamente rinunciato a dare un contributo risolutivo sui temi centrali della politica estera. I danni appaiono già globalmente nei primi approcci, ma le loro conseguenze sulla politica europea minacciano di diventare disastrose. Giacché l’Italia da tempo non dà più nessun contributo sostanziale alla politica estera, paga le conseguenze di ciò anche nell’ambito nel quale le sue competenze storiche erano rimaste per lungo tempo indiscusse: i Balcani, e ancor di più l’Europa sud-orientale e il Mediterraneo. Non essendo riuscita né ad accompagnare né a sostenere con propri autonomi contenuti l’iniziativa francese sul Mediterraneo, Roma ha poi ulteriormente indebolito la propria posizione nella politica europea. Indipendentemente dal fatto che nel prossimo futuro venga favorita o meno la strategia di un’Europa a diverse velocità , tutto dipenderà sempre dal modo con cui il quartetto dalle maggiori potenzialità - Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia – saprà coordinare le sue idee, i suoi piani e le sue attività e inserirli nell’Unione Europea. Oggi l’angolo italiano della grande piramide europea si presenta in una condizione di particolare debolezza. Con questa immagine non vengono descritte le conseguenze di attacchi esterni, bensì esclusivamente processi di erosione imputabili a sé stessi…
E fu così che, dopo un percorso quadriennale accompagnato da un vivace dibattito, non pochi scetticismi e diverse deviazioni e correzioni di rotta, la delega c.d. salva-leggi è pervenuta ad un primo significativo risultato: l’approdo attuativo, con l’emanazione del decreto legislativo n. 179... (segue)
Il 18 dicembre 2009 la Spagna ha modificato per la quinta volta il sistema di finanziamento delle Comunità Autonome (CCAA), con l’approvazione di due leggi: la Legge Organica n. 3 del 18 dicembre 2009 e la legge n. 22 del 18 dicembre 2009. La modifica giunge a otto anni dall’approvazione dell’ultima riforma in materia, avvenuta nel 2001, che doveva dar vita, nelle intenzioni del legislatore, a un sistema stabile e duraturo di distribuzione delle risorse. L’intensità del processo di decentralizzazione... (segue)