
Il rapporto fra Stato ed Islam in Italia presenta tuttora molti problemi aperti. Tuttavia questi problemi non sono comparabili a quelli che affrontano le comunità cristiane nel Medio Oriente, che oscillano di norma tra un certo grado di trattamento ispirato alla tolleranza religiosa fino a vere e proprie forme di persecuzione. Siamo lontani dagli standard richiesti dai documenti internazionali siglati dagli stati, a cominciare dall'articolo 18 della Dichiarazione Onu del 1948, che riconosce il diritto di libertà religiosa in tutta la sua estensione doverosa, compreso il diritto a cambiare religione o convinzione, soprattutto se appartenente alla religione di maggioranza che appare negato quasi ovunque, come spiegano i paragrafi 37 e 38, 109 e 110 dell'Instrumentum Laboris. La scelta, secondo i documenti internazionali, spetta alla persona nella sua libertà incomprimibile, non alla società o alla famiglia o ad altre entità collettive: una libertà che, come ricorda il paragrafo 27 dell'Instrumentum, le istituzioni hanno il dovere di garantire. Va ricordato che negli ultimi trent’anni le persecuzioni e le discriminazioni praticate in parte cospicua del Medio Oriente, anziché diminuire, hanno persino trovato pezze d’appoggio in dichiarazioni di stampo internazionalistico che hanno esplicitamente limitato il diritto alla libertà religiosa (ad esempio la cosiddetta Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nell’Islam, la Carta araba dei diritti dell’uomo ecc.). Sebbene non siano dotati di forza vincolante e nemmeno siano state adottati dagli Stati che pur hanno contribuito alla loro stesura, questi documenti testimoniano il montare dei profili e delle pratiche discriminatorie ed una politica del diritto che li avalla anziché limitarli... (segue)
Negli ultimi lustri il credito su pegno, in Italia, ha progressivamente accelerato il cambiamento da prestito destinato a soccorrere i bisogni degli strati più poveri della popolazione ad operazione creditizia che consente... (segue)
In sede di impugnativa avverso talune decisioni dell’AGCM relative a pratiche commerciali scorrette (nel prosieguo anche PCS), il Giudice amministrativo ha di recente, in più occasioni, ed in maniera più o meno approfondita... (segue)
Con la sentenza n. 278 del 2010 da un lato, le norme dell’art. 3, comma
Il titolo tematico rende ben conto del profilo argomentativo che si intende saggiare al fine di indagare, sia pure condizionato dalla “possibile previsione” di funzionamento del sistema dei differenti livelli di autonomia introdotti con il novellato titolo V Cost., se il tanto decantato, conclamato federalismo sbandierato abbia la potenzialità, voluta o meno non importa, di segnare l’avvento di un vero potere municipale così come additano le passate esperienze politiche e soprattutto culturali... (segue)