
La riorganizzazione dell’assetto territoriale in Italia sta cambiando nuovamente verso. La crisi dei sistemi regionali, esplosa nel 2012, ha impresso un netto mutamento di prospettiva al processo federalista, in atto da un ventennio e che, soltanto un anno prima, aveva pressoché portato a compimento l’attuazione delle deleghe contenute nella legge n. 42 del 2009. Da un lato, si torna a parlare di una maggiore centralizzazione di poteri presso lo Stato (di cui si avvertono gli echi nelle disposizioni, ancora in fieri, del disegno di legge governativo sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche), anche in termini diversi da quelli concernenti una semplice razionalizzazione delle competenze del titolo V della Costituzione; dall’altro, anche sull’onda del processo di abolizione delle province, le Città metropolitane tornano alla ribalta e sembrano, nelle intenzioni del legislatore, voler sostituire le regioni nel ruolo centrale che, fino ad oggi, queste hanno ricoperto nell’assetto costituzionale dei poteri territoriali. E non è forse un caso che nella normazione più recente, vigente o in divenire, la distinzione tra enti territoriali ed enti locali si vada stemperando, fino a ricomprendere entrambi in un’unica categoria nominalistica e concettuale. Il disegno è, al momento, ancora magmatico e la sua evoluzione appare incerta. Basti pensare alle impugnative proposte dalle Regioni dinanzi alla Corte costituzionale avverso la legge 56 del 2014, con le quali sono stati, tra l’altro, messi in dubbio il potere dello Stato di... (segue)