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NUMERO 7 - 02/04/2014

 Il ritardo nei pagamenti della p.a. tra urgenza delle riforme e risposte del legislatore nei confronti dell’Unione europea

Alcuni recenti provvedimenti del legislatore italiano, adottati peraltro a seguito di precisi vincoli imposti dall’Unione europea forniscono lo spunto per alcune riflessioni su un tema da sempre oggetto di interesse (rectius: allarme), a causa talvolta della opacità di taluni comportamenti del soggetto pubblico, quale quello del ritardo con cui la P.A. provvede al pagamento dei corrispettivi inerenti all’esecuzione dei contratti pubblici. L’argomento, che appare peraltro estremamente attuale, specie considerando le avverse condizioni del ciclo economico ed il perdurare della crisi che ha investito, dalla fine del 2007, il sistema finanziario internazionale, affonda le proprie radici in alcuni principi civilistici fondamentali concernenti, essenzialmente, le vicende dell’obbligazione e, segnatamente, le modalità dell’adempimento dal punto di vista spaziale e temporale. Quanto al primo dei due aspetti, relativo al luogo in cui deve essere eseguita la prestazione, esso è determinato secondo i criteri fissati, nell’ordine, dall’articolo 1182 cod. civ., laddove, invece, il tempo dell’adempimento, inteso come termine di scadenza dell’obbligazione (da un punto di vista contrattuale, non v’è dubbio infatti che un termine sia di fatto quasi sempre necessario) risulta disciplinato dagli articoli 1183, ss., del codice. Ed è con particolare riferimento proprio al tempo dell’adempimento che è possibile cogliere appieno le differenze (rectìus: i privilegi) che hanno a lungo assistito e caratterizzato il comportamento dello Stato-debitore... (segue)



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