editoriale di Franco Pizzetti
Da venerdi 7 giugno 2013, quando il
Guardian pubblicò un articolo di Greenwald e MacAskill dal titolo “
NSA Prism program taps in to user data of Apple, Google and others” il mondo è percorso da una nuova forte tensione, che tocca molti aspetti diversi e che appare essere soltanto la punta di un iceberg destinato ad accompagnarci ancora a lungo nella nostra navigazione in rete e fuori. Per capire bene le molte implicazioni di questa vicenda conviene esaminarla sotto diversi profili. Il caso è noto. Il 7 giugno il
Guardian pubblica un articolo circostanziato, quello appena citato, che contiene molte inquietanti informazioni su un sistema, denominato Prism, di acquisizione e trattamento dati nell’ambito delle comunicazioni telefoniche e del traffico in rete relative a scambi di comunicazioni tra USA e ogni altra parte del mondo. A seguito di queste nuove informazioni, il sistema Prism, in attività fin dal 2007 nell’ambito del
Patriot Act e delle misure di controllo e sicurezza disposte dalla NSA (Agenzia per la sicurezza nazionale istituita seguito dell’attentato delle due Torri l’11 settembre 2001), assumeva una nuova, e molto più inquietante, prospettiva. Per la prima volta si diceva con chiarezza che questo programma non era limitato all’acquisizione da parte della NSA di dati di traffico soltanto “catturati” sulla rete; cosa, questa, già di per sé fortemente limitativa del rispetto della protezione dei dati personali e della privacy delle persone e comunque ammissibile solo se contenuta nella più stretta e controllata applicazione di normative autorizzatrici... (segue)