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NUMERO 22 - 06/11/2013

 La pregiudiziale amministrativa tra modelli processuali ed effettività della tutela

All’indomani della storica sentenza della Cassazione, n. 500/99, e del riconoscimento ex art. 7 l. n. 205/2000 della risarcibilità degli interessi legittimi, si è aperto un vivace dibattito in dottrina, supportato dai contrasti giurisprudenziali tra giudici amministrativi e giudici ordinari, sul tema della pregiudizialità dell’azione di annullamento rispetto a quella risarcitoria, che sembrerebbe aver trovato un epilogo nell’art. 30 del codice del processo amministrativo. Com’è noto, infatti, nella impostazione tradizionale del giudizio amministrativo, ispirata alla strumentalità della tutela soggettiva rispetto all’interesse pubblico, l’interesse del ricorrente veniva tutelato solo in quanto attraverso l’impulso di parte era possibile sindacare la legittimità del provvedimento e, dunque, la decisione assunta dalla p.a. rispetto alla finalità pubblica perseguita. Secondo questa concezione, che affonda le sue radici nel sistema di giustizia previgente alla Costituzione, in cui il processo amministrativo era configurato come la continuazione dell’azione amministrativa, intervenendo dopo che il fatto era stato accertato nel procedimento e la legittimità verificata con il ricorso gerarchico, si riteneva che il giudizio di annullamento presentasse i caratteri dell’azione di stampo oggettivo, risultando, perciò, sostanzialmente indifferente alla soddisfazione della pretesa materiale del ricorrente... (segue)



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