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NUMERO 3 - 11/02/2015

 Quale riordino territoriale per un inedito federalismo all'italiana? Primi appunti a partire dall'ottica funzionalista francese

In questi che sono solo primi brevi appunti di una possibile ricerca si vorrebbe riannodare il filo interrotto del “federalismo all'italiana”, dinanzi al riordino territoriale prospettato dalle due riforme costituzionali attualmente incardinate in Parlamento. Con uno sguardo al profilo funzionalista innescato nei processi di decentralizzazione della storicamente unitaria Repubblica francese. Alla luce di ipotesi federative nella dimensione infra-regionale, che tengano conto del necessario bilanciamento di pluralismo e uniformità, cooperazione e perequazione, nei diversi livelli di governo che le cittadinanze possono sperimentare tra locale, statale e continentale. Era la metà degli anni Novanta del Novecento, nel mezzo dell'infinita transizione tra Prima e Seconda Repubblica, quando uno studio in itinere della Fondazione Giovanni Agnelli formalizzò la proposta politica e culturale di dare vita ad un accorpamento del regionalismo italiano in 12 macroregioni, approfittando di una più ampia ricerca e riflessione intorno a “un federalismo dei valori”. In realtà quella proposta si proponeva di tenere insieme l'opzione federalistica con l'unità dell'assetto repubblicano, per arginare la spinta radicalmente autonomista introdotta proprio in quegli anni nel dibattito pubblico e istituzionale italiano dal successo elettorale della Lega Nord, movimento politico dichiaratamente federalista, con forti pulsioni all'indipendentismo (padano e veneto) e tendenze quasi-secessioniste. Ma quello dei rapporti interregionali è un temacostituzionale da sempre all'attenzione del nostro ordinamento repubblicano, se si pensa alla proposta di Costantino Mortati già in sede di Assemblea Costituente riguardo all'ipotesi di «inserire nel progetto una disposizione che preveda la costituzione di consorzi interregionali per servizi che possono interessare più Regioni (quale, ad esempio, quello della manutenzione stradale, che comporta l’acquisto di macchine costose)». Per arrivare alle due recenti proposte di legge del 2013 e 2014. La proposta di legge costituzionale C. 758, presentata il 16 aprile 2013, con primo firmatario Giovanni Giorgetti, recante «modifiche agli articoli 116, 117 e 119 della Costituzione». Un disegno di legge costituzionale composto di quattro articoli «concernenti l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni e l’istituzione delle Macroregioni, attraverso referendum popolare, con attribuzione alle medesime di risorse in misura non inferiore al 75 per cento del gettito tributario prodotto nel loro territorio, nonché disposizione transitoria riguardante il trasferimento delle funzioni amministrative ai Comuni e alle Regioni». Quindi l'altra proposta di legge costituzionale C. 2749, presentata il 25 novembre 2014, con primo firmatario Roberto Morassut, riguardante la«modifica dell’articolo 131 della Costituzione, concernente la determinazione delle regioni italiane», che dalle attuali 20 sono ridotte a 12, tra le quali solo Sicilia e Sardegna mantengono lo statuto speciale, mentre si crea la regione di Roma capitale, comprendente la ex provincia di Roma... (segue)



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