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Un coacervo di domande affollano la mente dell’ecclesiasticista che si confronta con il tema degli assetti statuali e territoriali e della loro relazione con il fattore religioso sia in generale, in una logica più alta (in senso diplomatico) di rapporti Stato-Chiese, sia in una prospettiva local per la valutazione delle implicazioni socio-normative che l’identità confessionale di un territorio reca con sé. In un mondo percorso da profonde trasformazioni e da una depressione economica decennale, si aggiunge poi, alla crisi del contenitore statuale, il preoccupante endo-fenomeno dello sfaldamento della dimensione degli Stati polietnici. In generale e per reazione e parallelamente ad un modo di produzione nuovo di parte del diritto pubblico, ovvero per via contrattuale, si afferma la presenza sempre più consistente di un diritto “spontaneo”, che ha anche una base identitaria e che ben si lega ad una dimensione territoriale piccola o piccolissima. Tali nuove forme di diritto così connotate e che in definitiva risultano essere degli usi giuridici, si nutrono di una risposta culturale antica che viene riformulata e spesso riadattata per gestire un presente sempre più deludente per l’individuo inserito in una communitas, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista dei diritti “maturati” come nativo appartenente al territorio. Questa risposta difensiva e al contempo definitoria, che i territori stessi attuano per sopravvivere e per rovesciare le logiche spesso perverse della globalizzazione, non è altro – nella maggior parte dei casi - che un’operazione di attualizzazione di esistite tradizioni giuridiche, vere e risalenti, che agiscono come odierno antidoto naturale ad alcuni processi socio-giuridici in atto che sembrano – ma spesso si tratta solo di un percepito – giocare contro la popolazione autoctona a favore dell’alterità, in soccorso di quell’hostis che da sempre porta, con il suo passaggio, un carico naturale di speranze e paure agli occhi dei nativi. Sarebbe comunque errato derubricare, credere che si tratti sempre e solo di un modo colorito di agire messo in campo per rispondere allo stallo istituzionale derivante dalla crisi galoppante dello Stato-nazione. Per esorcizzare la crisi del legislatore nazionale ci si affida dunque sempre più, nel contesto europeo e con un buon riscontro dal punto di vista economico, alle tradizioni locali, ai richiami al fattore religioso e alla sua sedimentazione nel cuore antico della comunità, in definitiva alle c.d. norme sociali e ai garanti politici di questo tipo di lettura delle vicende della comunità, come le odierne elezioni italiane sembrano dirci, visto il successo di partiti sovranisti e identitari che cavalcando detti temi hanno registrato una chiara affermazione elettorale… (segue)
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