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NUMERO 10 - 22/05/2019

 Diritti fondamentali e tutele nel difficile 'crossroad' fra le Corti

L’Unione europea è un’Unione di diritto. La Corte di giustizia già a partire dalla sentenza Les Verts del 1986 con riferimento alla Comunità dell’epoca, insiste su questa connotazione “costituzionale” della costruzione europea il che comporta che essa sia fondata non solo sul valore della democrazia, ma anche dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti fondamentali. E’ chiaro che in tale percorso anche le sentenze appartenenti ai primi trent’anni successivi alla firma dei Trattati di Roma siano state indispensabili, nonostante la caratterizzazione spiccatamente economica, l’Unione non sarebbe quella che è oggi se non si fosse affermato, da parte dell’unico giudice cui ciò era consentito, il principio del primato e l’esistenza di un ordinamento di nuovo genere i cui soggetti non sono solo gli Stati membri ma anche i cittadini.Costituisce ormai un assioma del diritto moderno interno il principio secondo cui, se alla Corte costituzionale – quale organo istituito a garanzia della Carta fondamentale – spetta il potere di accertare e dichiarare in via definitiva e vincolante il significato delle formule costituzionali, per loro natura elastiche ed indeterminate, e quello di determinare il corretto bilanciamento tra le regole, i principi e i valori che esse esprimono, nondimeno, l’interpretazione delle leggi è attività affidata ai giudici in piena indipendenza ed autonomia ai sensi dell’art. 101, comma II della Costituzione: alla Corte, quale giudice delle leggi, compete esclusivamente la verifica di compatibilità delle disposizioni “risultanti” dalle interpretazioni offerte dai giudici – incluse quelle rese in sede di nomofilachia –. Uno dei tratti distintivi dello scenario giuridico mondiale degli ultimi anni è sicuramente quello rappresentato dal fenomeno che potremmo definire della “internazionalizzazione dei diritti umani”. Nel tempo, soprattutto per effetto di una crescente sinergia tra le Corti, si è assistito ad un forte sviluppo nel campo dei diritti della persona, tanto a livello nazionale quanto sovranazionale, che ha condotto questi ultimi ad assumere una vera e propria “presenza iconografica” nel mondo non solo del diritto ma anche della politica. Tale espansione dei diritti, frutto del convergere di una vasta congerie di elementi, ha avuto come principale conseguenza quella di porre in crisi le collaudate categorie definitorie e di sganciare struttura e protezione dei diritti fondamentali dalla dimensione politica e culturale dello Stato nazione per agganciarla ad un patrimonio giuridico che ha la pretesa di essere dell’intera umanità. L’attività interpretativa è un momento imprescindibile della funzione giurisdizionale, la legge "vive" nell'ordinamento nel momento della sua applicazione. Di conseguenza non esiste un'interpretazione unica ed oggettiva se non in casi rarissimi: nella maggior parte delle ipotesi è possibile ricavare più norme da una singola disposizione… (segue)



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