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Il presente contributo, dedicato affettuosamente ad Antonio Ruggeri, nasce attorno a una relazione assai più ampia, presentata e discussa nel corso del Convegno annuale dell’Associazione “Gruppo di Pisa”, tenutosi a Napoli il 14-15 giugno 2019. Per tale ragione esso, pur concentrandosi sui rapporti tra convenzioni costituzionali e forma di governo nel primo scorcio della presente legislatura, oltre a riprendere sostanzialmente alcune parti di tale relazione, rinvierà largamente a questa, per tutti gli svolgimenti del tema che nell’economia del lavoro non si potranno adeguatamente sviluppare. La scelta di tale argomento permetterà, inoltre, di avviare un dialogo con l’Autore a cui queste note sono rivolte, il quale durante il dibattito del Convegno napoletano si è interrogato, con un denso intervenuto orale, già confluito in un testo scritto, sul grave rischio che corrono le convenzioni costituzionali, rispetto a una congiuntura politico-istituzionale mai come ora insidiosa, per far attecchire e aiutare a crescere le regole della politica costituzionale, citando una bella metafora del Maestro messinese; con un rischio di tenuta e una conseguente crisi delle regole convenzionali che andrebbero a contagiare fatalmente la Costituzione stessa. Con questa premessa, il percorso che si cercherà di seguire porta a considerare le convenzioni costituzionali, appunto, quali regole di politica costituzionale, la cui capacità descrittiva e non prescrittiva, intanto, le rende profondamente diverse dalle consuetudini costituzionali, in ragione per esempio della mancanza della loro giustiziabilità, senza che questa natura squisitamente politica riesca a impedire, peraltro, che esse possano contribuire a determinare la realtà complessiva della forma di governo. In presenza di un contesto politico instabile e in perenne trasformazione, come quello che ha contraddistinto già le vicende della XVII legislatura, per poi continuare nella legislatura in corso, le convenzioni molto faticosamente riescono a consolidarsi per durare nel tempo, tanto che anche per l’interprete diventa disagevole rinvenire nel materiale fattuale prodotto dai soggetti che stanno al centro del mutamento del quadro istituzionale, i partiti politici e gli organi di vertice dell’ordinamento, elementi autenticamente convenzionali… (segue)
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