In un recente libro, un notissimo sociologo del diritto francese, Jacques Commaille si pone una serie di interrogativi sull’attualità del diritto come strumento di regolazione sociale, alla luce delle nuove sfide spesso sintetizzate nella categoria (per la verità, abusata e onnicomprensiva) della globalizzazione; la risposta alla domanda retorica (<<á quoi nous sert le droit?>>) posta a titolo del libro è ovviamente positiva (e non poteva essere diversamente, vista la sostanziale mancanza di altre forme di regolazione sociale caratterizzate da pari efficacia), ma ovviamente al giurista interessa, più che la risposta alla domanda, il percorso argomentativo di Commaille e soprattutto la precisa ricostruzione dello “stato dell’arte” del sistema giuridico operata dall’Autore. In maniera del tutto ovvia, la prospettiva ricostruttiva prospettata da Commaille non può che rispecchiare l’indubbia complessità del dibattito giuridico contemporaneo; una volta scartata la possibilità di procedere oltre in una prospettiva unificante e caratterizzata dalla costruzione di una sola sistematica caratterizzata da coerenza e sistematicità, appare quasi inevitabile proporre un modello ricostruttivo pluralistico e riportabile ad <<un modéle de légalité duale>> caratterizzato dalla compresenza di due diverse prospettive ricostruttive, destinate ad entrare in conflitto, ma anche a combinarsi tra di loro, dando vita a quell’originale combinazione di prospettive di diversa origine che è oggi la prassi giudiziaria. La prima prospettiva ricostruttiva, sicuramente di più antica origine, è indubbiamente riportabile ad una rappresentazione sociale del diritto in termini di <<raison juridique>> e risulta essere caratterizzata da una struttura gerarchica, imperativa e piramidale che trova espressione nella stessa utilizzazione della maiuscola nell’uso del termine droit: <<la majuscule accordée au mot prend alors tout son sens. Il est question de la “Raison juridique” au même titre qu’il est question du « Père », comme si, á l’évidence d’un statut surplombant du droit, devait correspondre « naturellement » celle incarnant l’autorité : le « Père » de famille, sous-entendu pour reprendre les métaphores de la famille appliquées au politique, le « Père de la Nation», c’est-à-dire une représentation hiérarchisée pyramidale, descendante de l’ordre politique>>. In buona sostanza, si tratta pertanto di un diritto che, richiamando altra precisa e fortunata formulazione, può essere considerato in termini di <<droit jupitérien: Toujours proféré de quelque Sinaï, ce droit prend la forme de la loi.Il s’exprime à l’impératif et revêt de préférence la nature de l’interdit. Il trouve à s’inscrire dans un dépôt sacré, tables de loi ou codes et constitutions modernes. De ce foyer suprême de juridicité émane tout le reste du droit, en forme de décisions singulières. Une pyramide se dessine, impressionnant monument qui attire irrésistiblement le regard vers le haut, vers ce point focal d’où irradie toute justice >>. Siamo pertanto in presenza di una concezione mitica del diritto in cui <<la fonction des juristes s’exerce au sein d’un mandat obéissant au «mode de la vérité révelée»>> e trova sistematizzazione nella definizione di Montesquieu che ha visto nel Giudice <<la bouche qui prononce les paroles de la loi>> con tutti gli annessi e connessi, come la ricostruzione dell’applicazione della legge in termini di sillogismo giudiziale o certe tecniche di motivazione delle decisioni giudiziarie (come quella del considerant) utilizzate nell’esperienza giudiziaria, soprattutto francese. In termini simbolici, la concessione mitica del diritto ha trovato poi espressione in un’architettura giudiziaria tesa ad potenziare la <<justice de majesté au détriment d’une justice de proximité. Cette justice de majesté témoigne d’une conception du fonctionnement du monde où s’impose l’idée d’ordre, de hiérarchie. L’exaltation de la grandeur de la justice appelle en même temps au respect et à la soumission des citoyens à une certaine vision politique du fonctionnement du monde social>>; si tratta pertanto di quella tendenza che ha portato alla costruzione, soprattutto nel corso dell’ottocento, di nuovi palazzi giudiziari ispirati a modelli classici e tesi ad evidenziare la separatezza e superiorità gerarchica del giuridico rispetto al sociale: <<le palais, avec le code, doit manifester la souveraineté de la loi…..C’est le modèle des temples grecs qui va inspirer la conception néoclassique des lieux de justice au long du XIX siècle. On y rend sensible la souveraineté de la loi. Escaliers de pierre, entrées monumentales, colonnes et façades imposantes : la justice se montre toujours lointaine, majesteuse, inaccessible>>... (segue)
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