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di Beniamino Caravita di Toritto
Il dibattito sulla Costituzione e le riforme
Beniamino Caravita di Toritto, 54 anni, avvocato, allievo di Vezio Crisafulli e Aldo Sandulli, ordinario di Istituzioni di diritto pubblico alla Sapienza di Roma, consulente giuridico di enti nazionali e internazionali, dalla Regione Lombardia al Consiglio d’Europa e all’Onu, direttore della rivista online “federalismi.it”, autore di numerose pubblicazioni, è considerato uno dei più brillanti costituzionalisti della sua generazione. Lo incontriamo durante una delle sue trasferte a Milano, disposto subito a entrare nel vivo del dibattito sulla riformabilità della nostra Costituzione.
D. Professor Caravita, come mai in Italia si è cominciato a parlare di riforma della Costituzione soltanto a partire dagli anni Ottanta?
R. In realtà la discussione fu avviata almeno un decennio prima, a partire dalla legge attuativa del referendum, che risale al 1970. Fino a quell’anno le riforme costituzionali si potevano fare soltanto con la maggioranza dei due terzi e questo evidentemente costituiva un elemento di blocco. Il testo costituzionale prevede infatti due procedure per la riforma: una procedura con la maggioranza dei due terzi da parte di tutt’e due le camere, e una procedura con la maggioranza assoluta ma con la valvola di sicurezza del referendum confermativo. Nel 1970 la Democrazia cristiana non si oppose alla approvazione della legge sul divorzio, ma si riservò l’arma del referendum, che si tenne infine nel 1974, in cui la legge sul divorzio fu confermata, dando inizio a quella fase di declino del partito cattolico italiano giunta a compimento venti anni dopo nelle elezioni del 1994. La legge del 1970 sul referendum abrogativo contiene anche le norme di attuazione sul referendum costituzionale. Quindi è soltanto dal 1970 che si può utilizzare la procedura di revisione costituzionale a maggioranza assoluta. Una possibilità che diede vita subito a una discussione alla quale parteciparono, tra gli altri, costituzionalisti eminenti come Aldo Sandulli e Vezio Crisafulli.
(Segue)
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