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di Ettore Jorio
I piani di rientro dei debiti sanitari regionali. Le cause, le proposte e le eccezioni
Nell’era dei piani di rientro dei deficit consolidati sanitari regionali si rende necessario comprendere tre cose: a) come si sono determinati i debiti; b) come si elaborano i piani di rientro; c) come si risolvono i problemi.
Il primo interrogativo è inteso, ovviamente, ad assumere la necessaria consapevolezza delle cause storiche dell’evolversi del cosiddetto debito pregresso della Salute, emerso in numerose Regioni italiane, ma anche il formarsi dei ricorrenti disavanzi annuali:
- una spesa storica che ha premiato chi spendeva di più, indipendentemente dalla qualità dei servizi resi;
- governi regionali spesso inadeguati, soprattutto nell’area centro-meridionale;
- l’abitudine culturale a mantenere in vita ciò che strutturalmente si possedeva, in primis un’assistenza eccessivamente ospedalo-centrica, ancorché inefficiente e obsoleta, ma sempre buona per insediare nuovi “primari”.
Quanto al secondo quesito occorre mettere in linea due dati fondamentali, che costituiscono l’uno il presupposto certo e obiettivo dell’altro, individuato quest’ultimo come rimedio risolutorio. Sono, quindi, necessarie: la conoscenza responsabile dell’entità corretta del deficit e la capacità di programmazione. Quest’ultima finalizzata a garantire un elevato livello di esercizio del servizio salutare e, contemporaneamente, ad incidere su di esso con significativi cambiamenti di carattere strutturale. Quelle modifiche organizzative, insomma, che assicurino il miglioramento qualitativo dell’assistenza e l’ottimizzazione della relativa spesa, sino ad oggi fuori da ogni controllo.
Da ultimo, la soluzione. Per conseguire il risultato, caratterizzato dal ritorno in bonis dei singoli servizi sanitari regionali assediati dai debitori, occorre, quale requisito ineludibile, quella volontà politica di cambiamento reale di produrre Salute che, spesso, non coincide con gli interessi dei partiti in quanto non retribuisce in termini elettorali. Dunque, una organizzazione sanitaria che renda protagonista il territorio come elemento fondamentale dell’assistenza diffusa. Un obiettivo, questo, sul quale fondare le necessarie riconversioni del sistema, invecchiato sia sotto il profilo delle strutture fisiche che su quello concettuale.
(segue)
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