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di Francesco Liso
Osservazioni sul disegno di legge governativo in materia di sciopero
Sono certamente da condividere le finalità dell’iniziativa del Governo. Occorre innovare il quadro normativo perché, come è stato efficacemente illustrato nella relazione del Presidente della commissione di garanzia, l’attuale disciplina dello sciopero non riesce ad esprimere accettabili livelli di efficacia in un settore nel quale è in gioco l’inestimabile bene della mobilità delle persone.
Fatto questo doveroso riconoscimento, va anche detto che l’intervento del legislatore deve essere effettuato nel rispetto della Costituzione. Purtroppo, invece, il disegno di legge redatto dal Governo non sembra rispettoso del dettato costituzionale.
Innanzitutto, il dettato costituzionale (che riserva alla legge la possibilità di regolare l’esercizio del diritto di sciopero) non sembra rispettato da un intervento attuato con una legge di delega al Governo che presenta molte aree di notevole indeterminatezza, anche su punti assolutamente cruciali.
Ma quel che soprattutto balza agli occhi è che il disegno di legge non sembra per nulla coerente con il contenuto essenziale del dettato costituzionale. Quest’ultimo, infatti, rimette esplicitamente alla legge soltanto la possibilità di disciplinare l’esercizio del diritto, non di limitare la sua titolarità, come invece si prevede di fare nel disegno di legge governativo. In esso si prevede, infatti, di subordinare la possibilità della proclamazione dello sciopero alla presenza, nel singolo soggetto sindacale o nella coalizione che intende proclamare lo sciopero, del requisito di una rappresentatività superiore al 50% oppure di una rappresentatività pari almeno al 30% dei lavoratori interessati allo sciopero, verificata mediante un referendum indetto tra gli stessi (la legittimazione ad indire il referendum, inoltre, sussisterebbe soltanto se il sindacato, singolarmente o attraverso una coalizione, possedesse una rappresentatività superiore al 20%).
(segue)
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