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NUMERO 12 - 17/06/2009

 Il nuovo Parlamento europeo tra innovazioni istituzionali e dinamiche politiche

Con le elezioni europee del 2009, che hanno visto recarsi alle urne i cittadini dei 27 Paesi membri, sono stati eletti i 736 nuovi componenti del Parlamento europeo, organo chiamato – sulla base del Trattato di Lisbona – a svolgere un ruolo di crescente rilevanza nell’assetto istituzionale e normativo europeo, sia per i nuovi poteri ad esso riconosciuti nei confronti della Commissione, quale “esecutivo europeo”, sia per l’ampliamento del proprio ruolo in sede di approvazione della legislazione europea. 
Inoltre, proprio con il Trattato di Lisbona, l’Alto rappresentante (il quale è, di fatto, il Ministro degli esteri dell’UE) sarà uno dei vice-Presidenti della Commissione (quindi con un ruolo politico rilevante) e le nuove regole comunitarie prevedono una riduzione progressiva dei commissari: in futuro non tutti i Paesi membri potranno contare su un componente della propria nazionalità.
Come noto, tuttavia, non si è ancora giunti all’adesione al Trattato di tutti i Paesi aderenti e in autunno il testo sarà sottoposto a referendum in Irlanda, mentre lo stesso Presidente della Repubblica Ceca, pur avendo il Parlamento del proprio Paese approvato il Trattato, attende per ratificarlo guardando all’Irlanda che, a sua volta, sta costruendo una forte iniziativa politica per ottenere garanzie nel futuro assetto istituzionale.       Proprio il rischio di un ritardo nell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona sta caratterizzando le trattative politiche ed istituzionali europee successive al voto, sia tra gli Stati (in una dinamica prettamente intergovernativa) che tra i gruppi politici (sia quelli tradizionali, che i nuovi); il problema principale è, infatti, proprio la “base giuridica” che disciplinerà le istituzioni comunitarie nei prossimi mesi, soprattutto con riferimento alla prossima scadenza del mandato del Presidente della Commissione Barroso.
Non è ancora prevedibile, infatti, se le norme da applicare per definire i nuovi assetti istituzionali in autunno saranno quelle di Nizza o quelle di Lisbona, visto che proprio l’entrata in vigore delle modifiche ai Trattati non è, allo stato attuale, un obiettivo raggiunto.

(segue)



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