
I piani di rientro dei debiti pregressi della sanità fanno acqua da tutte le parti, perché caratterizzati da una logica squisitamente emergenziale e basati su presupposti economico-patrimoniali spesso adattati alla esigenza di superare l’esame governativo. Dunque, uno scrutinio tecnico-politico, a suo tempo dimostratosi non propriamente attento da parte degli organismi di verifica e monitoraggio preposti a livello ministeriale, attese le conclusioni qui di seguito analizzate. I piani di rientro elaborati dalle cinque Regioni, esaminate dal Magistrato contabile (Abruzzo, Campania, Lazio, Molise e Sicilia) - che valevano 23,5 miliardi di euro, quindi ben oltre il valore di due leggi finanziarie per il 2010 - risultano pertanto inadeguati allo scopo. In quanto tali, non sono affatto in grado di garantire ai cittadini una sanità migliore di quella attuale, già precaria per suo conto... (segue)
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