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di Rossella Tropea
La questione Rosarno tra politiche per l’innovazione, sviluppo locale e lavoro non garantito degli immigrati
Situato nella parte occidentale della Piana di Gioia Tauro, il comune di Rosarno si affaccia sul versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria, in una posizione collinare estremamente favorevole, da cui domina la sottostante pianura ed il Porto di Gioia Tauro, che si trova a soli 3 km di distanza. Al centro delle due province di Reggio e quella di Vibo Valentia si trova vicinissimo ad importanti nodi autostradali e ferroviari e grazie soprattutto alla sua stretta vicinanza al Porto di Gioia Tauro, rispetto al quale rappresenta “naturale porta terrestre”, una buona parte del suo territorio è rientrato nel Piano Regolatore dell’Area di Sviluppo Industriale (ASI) per le sue elevate potenzialità di sviluppo. Nonostante la specifica vocazione agricola per le produzioni di agrumi, di olive e di kiwi, a Rosarno sono tuttavia evidenti i fattori di arretratezza economica e produttiva, dovuti soprattutto all’alto grado di infiltrazioni mafiose che storicamente ha contraddistinto tale zona, e alle tradizioni politiche e culturali che hanno segnato lunghi anni di incuria e di gestione distorta dei contributi pubblici destinati a tale area.
Storicamente, tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, la bonifica della Piana di Rosarno ha reso le sue terre particolarmente vocate per l’impianto di colture agricole pregiate, soprattutto agrumicole ed olivicole, che in tale zona hanno trovato l’habitat ideale per la produzione di frutti con insuperabili proprietà organolettiche. Con l’apertura della linea ferroviaria Eboli-Reggio Calabria, che ha permesso di convogliare su questa cittadina tutti i traffici commerciali dei comuni vicini, fino alla Campania, nel corso degli anni Rosarno ha visto incrementare progressivamente la sua popolazione, divenendo punto di riferimento per migliaia di lavoratori provenienti dai paesi vicini e dalla zona jonica. Un ulteriore impulso allo sviluppo agricolo e commerciale è stato dato durante gli anni della trasformazione agraria, nel secondo dopo guerra, dalla distribuzione di ben 750 ettari incolti a numerose famiglie di contadini, che riuscirono ad ottenere dalle piantagioni di agrumeti ed oliveti una preziosa fonte di sostentamento...
(segue)
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