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di Simon Pietro Isaza Querini
La partecipazione degli enti regionali e locali europei alle “euroregioni”: i casi di Italia e Spagna
Originariamente il termine “euroregione” è stato utilizzato per indicare determinate forme di cooperazione transfrontaliera realizzate lungo i confini tra i paesi scandinavi, tra Paesi Bassi e Germania e tra Francia, Germania e Svizzera. Esteso successivamente a un numero più ampio di iniziative territoriali, il termine è oggi adoperato in relazione alle forme di cooperazione tra enti territoriali europei elaborate nell'ambito del Consiglio d'Europa e dell'UE. Risulta pertanto difficile stabilire se con il vocabolo sia possibile qualificare una struttura giuridica ben definita o piuttosto un fenomeno disomogeneo nelle forme e di più ampia portata. Tuttavia, pur essendo sprovviste, per dirla con il Parlamento europeo, di un “marchio protetto” data l'eterogeneità delle soluzioni giuridiche in cui possono concretizzarsi, è bene anticipare fin da subito che le euroregioni, a dispetto del nome, non configurano vere e proprie “regioni di portata europea”. Di fronte alla complessità di una realtà affermatasi nella prassi e, conseguentemente, alla confusione terminologica che tanto a livello normativo quanto a livello accademico vige in materia, è opportuno innanzitutto collocare le euroregioni nel più ampio fenomeno della cooperazione internazionale (o transeuropea come pure è stata definita a livello comunitario) realizzata tra enti regionali e locali europei a partire dal secondo dopoguerra. Sebbene la normativa e la letteratura specializzata in materia contemplino diverse declinazioni della cooperazione territoriale tra enti sub-statali (quali la cooperazione transfrontaliera, la cooperazione interregionale o interterritoriale e la cooperazione transnazionale), le euroregioni sono generalmente ricondotte nell'ambito della cooperazione transfrontaliera, quella collaborazione cioè realizzata tra enti territoriali frontalieri appartenenti a Stati differenti... (segue)
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