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NUMERO 4 - 20/02/2013

 Il «tempo» della sussidiarietà. Un’introduzione

L’esistenza dei singoli e dei popoli, come pure quella degli altri esseri animati e finanche di ogni altro oggetto naturale e artificiale, è definita dalla duplice dimensione dello spazio e del tempo. Quanto al tempo, la linea cronologica scandisce le vicende di ciascuno in modo inesorabile e inevitabile. Tutto accade nel tempo e nulla può realizzarsi al di fuori di esso. L’inizio, la durata e la fine di ogni fenomeno sono condizionati dal tempo e circoscritti nel tempo. Si tratta di un dato di fatto apparentemente ovvio e noto all’esperienza comune. Eppure, nonostante l’evidenza di un tale rilievo, la considerazione mostrata dall’ordinamento giuridico in materia è spesso occasionale e parziale. A interessare non è tanto la soluzione degli interrogativi ultimi sul tema. Le drammatiche e affascinanti domande su cosa sia il tempo e su come sia possibile misurarlo, poste da sant’Agostino all’inizio del suo cammino di conversione, continuano a costituire un “intricatissimo enigma” (“implicatissimum aenigma”), non certamente demandabile alle contingenti determinazioni politiche dei singoli ordinamenti statali. Del resto, anche in tema di diritti fondamentali, in tanto la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riuscì a esprimere un accordo fra i portatori delle diverse tradizioni culturali e filosofiche implicate, in quanto gli estensori della Carta evitarono accuratamente di affrontare la basilare questione sottesa, concernente il fondamento dei diritti medesimi; si limitarono, piuttosto, a considerare gli stessi come “impliciti” nella natura dell’uomo sia come individuo, sia come membro di una società... (segue)



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