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di Mimma Rospi
Le lobbies, il referendum e la partecipazione democratica: due esperienze a confronto
Il referendum “è la prosecuzione della competizione politica” delle elezioni, una sorta di correttivo al sistema della democrazia rappresentativa che permette ai governati di controllare i governanti:“lo svolgimento delle consultazioni referendarie, così come quello delle elezioni è caratterizzato dall’azione di leader, di partiti politici, di gruppi di interesse e di pressione, di movimenti, di mezzi di comunicazione e dall’interazione delle procedure e dei processi decisionali referendari con le istituzioni del governo rappresentativo e le corti di giustizia costituzionale”. In questo quadro, le potenzialità in esso insite permettono alle lobbies latu sensu intese (economiche, del terzo settore) di incidere significativamente sul policy-making governativo, che si tratti di referendum approvativo oppure abrogativo. Da ciò emerge una costante delle campagne referendarie, ovvero la presenza latente delle lobbies che individuano negli istituti di democrazia diretta il mezzo attraverso il quale veicolare le proprie istanze. Questo è un dato trasversale delle moderne democrazie pluraliste che in uno stato evolutivo di sistema stanno approdando ad una nuova forma di democrazia sempre più partecipativa, che trova nella cittadinanza attiva dei cittadini la sua ragion d’essere. Infatti, non a caso, l’attenzione delle lobbies sugli eventi referendari è sempre evidente ogni qualvolta oggetto della questione sia una normativa che incida su settori di vasto interesse. Le lobbies cui si fa riferimento non sono solo economiche, come spesso si tende a ritenere, sostanziandosi sovente in gruppi di cittadini o lobbies c.d. del terzo settore, cioè cittadini che, organizzandosi in gruppi di interesse (lobbies, per l’appunto), utilizzano lo strumento referendario per veicolare le istanze che essi rappresentano; è da sottolineare, d’altra parte, che, come sostiene Mazzei, “la lobby dei cittadini nasce proprio per difendersi dalla lobby degli affari”. Infatti, a titolo di esempio, si possono prendere in considerazione le c.d. lobbies religiose che, in quanto forme di organizzazione degli interessi religiosi, operano sia a livello nazionale sia a livello comunitario come nel caso Lautsi c. Italia... (segue)
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