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NUMERO 12 - 12/06/2013

 La Corte costituzionale e la legge elettorale: un quadro in tre atti e dall’epilogo incerto

Le recenti vicende relative agli interventi della Corte costituzionale nei confronti della legge elettorale meritano di essere segnalati, e possono sintetizzarsi nei seguenti tre atti ed un epilogo ancora da scrivere (e dagli esiti assai incerti). Atto primo. La Corte costituzionale, nella sentenza n. 15/2008, si pronunciò in ordine all’ammissibilità di un referendum abrogativo riguardante la legge elettorale (legge n. 270/2005). Essa si guardò bene dall’entrare nel merito dei profili di costituzionalità, ribadendo la propria giurisprudenza nel senso che “un giudizio anticipato sulla situazione normativa risultante dall'avvenuta, in ipotesi, abrogazione referendaria, verterebbe su norme future e incerte, in palese violazione delle regole del processo costituzionale italiano, che vietano al giudice delle leggi di procedere allo scrutinio di costituzionalità senza che la questione sia sorta in occasione di una concreta vicenda applicativa della norma censurata”. Malgrado questo, essa non si lasciò sfuggire l’occasione per lanciare, in un obiter, un “messaggio” al legislatore, espresso in questi termini: “L'impossibilità di dare, in questa sede, un giudizio anticipato di legittimità costituzionale non esime tuttavia questa Corte dal dovere di segnalare al Parlamento l'esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi”. Nella sentenza immediatamente successiva, anch’essa relativa alla medesima legge ma nella parte riguardante il sistema elettorale del Senato, la Corte ripeté la medesima, identica, formulazione, con riferimento al premio di maggioranza acquisito a livello regionale (sentenza n. 16/2008)... (segue)



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