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Una riforma costituzionale presenta sempre aspetti problematici del tutto peculiari, perché ci si deve interrogare a più livelli e sotto vari profili circa le conseguenze (politiche, sociali, istituzionali, giuridiche, comunitarie, ecc.) degli assetti (più o meno nuovi) che scaturiscono dalle parti della Costituzione che si rinnovano. Massimo diviene poi l’impegno di riflessione se si toccano i gangli dell’assetto costituzionale, vale a dire gli organi e gli enti chiamati a gestire la cosa pubblica, le articolazioni essenziali dello Stato che, come recita l’art. 114 della Carta, costituiscono la Repubblica. Una distonia dei delicati assetti che compongono l’organismo è, come è ovvio, destinata a riflettersi sull’intero tessuto sociale e politico, perché – a prescindere da qualsiasi enfatizzazione della unità e indivisibilità della Repubblica – l’equilibrio (sia strutturale che funzionale) si deve necessariamente misurare in termini globali... (segue)
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