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Il mio rapporto con il prof. Sandulli dura ormai da quattro decenni. Il rapporto intellettuale si intreccia, infatti, con quello personale e con quello familiare, prolungando nel tempo un rapporto fisico che ha potuto svolgersi solo per un periodo molto breve, dal 1978 al 1984. Conobbi, da un punto di vista intellettuale, il professore quando affrontai - quarant'anni fa - l'esame di diritto costituzionale. Come noi studenti allora recitavamo preoccupati, portavamo come libri di testo: Mortati 1 e Mortati 2 (i due volumi delle "Istituzioni di diritto pubblico"; Crisafulli 2,1 e Crisafulli 2,2 (Le "lezioni di diritto costituzionale" su fonti e Corte, di cui ci era risparmiato il primo volume); Sandulli 1 ("l'attività normativa della pubblica amministrazione") e Sandulli 2 ("Il giudizio sulle leggi"), Fois ("Sindacati e sistema politico"). 2000 e più pagine, rispetto alle quali ci chiedevamo - sopraffatti da tale ampiezza - se potevamo saltare le note del Mortati o forse le parti in piccolo del Crisafulli; con Sandulli no, la domanda non si poteva porre: erano così densi e così compatti quei due suoi volumetti di meno di cento pagine che dovevamo conoscerli per intero. Tre-quattro mesi di studio, senza sconti. Personalità diverse, ma tutte hanno segnato il percorso intellettuale di un folto gruppo di giovani studiosi. La rotondità storica e politica di Mortati, il continuo interrogarsi di Crisafulli, la concretezza di Sandulli. Nella mia storia personale, fu proprio l'esame di diritto costituzionale che mi spinse - in quegli anni di tempesta culturale - a rimanere nella Facoltà di Giurisprudenza e a non cercare strade diverse. Poi, nella mia università, incontrai altri nomi mitici e onusti di gloria: Orestano, Giannini, Guarino, un giovane Rodotà, fino a Gino Gorla, con cui - affascinato - mi laureai nel marzo 1977 (la tesi fu poi pubblicata su "Il Foro Italiano" del 1978) e nella cui cattedra incontrai qualche anno dopo mia moglie. Nei pellegrinaggi di quei primi anni post-laurea ritrovai infine il prof. Sandulli. E, da allora, iniziò con il Maestro un intenso rapporto personale, che si concluse bruscamente - per me, come per tutti i giovani costituzionalisti romani - quando Lui, a Torgiano (luogo che avrei poi conosciuto nei miei anni perugini), ci lasciò durante un convegno... (segue)
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