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La modifica dello Statuto della Regione Campania è il frutto di un pregevole approfondimento dottrinario e di un analitico accostamento tra i principali sistemi democratici occidentali. È stato infatti necessario, in ordine alle proposte di legge relative alla modifica di norme statutarie e regolamentari in materia di proposizione da parte del Presidente della Giunta regionale della questione di fiducia, di statuto delle opposizioni e di razionalizzazioni, ai fini dell’approvazione dei testi di legge all’esame dei consigli regionali, dei tempi di discussione in aula, di ascoltare e raccogliere il contributo critico di eminenti studiosi e docenti di diritto costituzionale, di ordinamenti regionali e di diritto pubblico comparato. È giusto sottolineare, prima di tratteggiare le rispettive posizioni, che tutti, indipendentemente dai propri convincimenti, che potremmo definire di filosofia del diritto, hanno sottolineato il valore in sé dell’approfondimento seminariale. Approfondimento che, a nostro avviso, consentirà al Legislatore regionale di valutare in modo adeguato il tipo di riforma statutaria e regolamentare più adatto alla Regione Campania. È utile, per onestà intellettuale, evidenziare altresì che, nonostante lo spessore culturale e l’autorevolezza intellettuale dei saperi auditi, la dialettica tra i medesimi ha, com’era in parte prevedibile, riproposto, seppur con il netto prevalere di una tesi sull’altra, le stesse linee di frattura che sugli argomenti in questione hanno diviso le forze politiche. Da una parte, è stato positivamente valutato dalla stragrande maggioranza degli studiosi lo sforzo dei proponenti di uniformare, nell’ambito della cosiddetta democrazia decidente e del principio “principio simul stabunt simul cadent”, i caratteri del sistema democratico regionale a quello vigente in tante Regioni e Paesi dell’Unione europea. D’altra parte, sono stati con forza e passione civile evidenziati i rischi, pur tra le anomalie che caratterizzano la tipica forma del governo regionale, di una “presunta” deriva iper-presidenzialistica, che mal si acconcerebbe con la storia e le tradizioni delle Istituzioni democratiche italiane... (segue)
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