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NUMERO 10 - 18/05/2016

 Forma di governo regionale e riforma dello statuto campano. Linee di continuità e annotazioni critiche

A me pare abbastanza evidente che, nell’insieme, queste proposte di modifica mirino a consolidare i due pilastri - forse non ancora del tutto sviluppati - della filosofia della riforma costituzionale e statutaria che ha introdotto l’elezione diretta del Presidente della Regione. E dunque si connettano a questo modello di forma di Governo che, come ha detto la Corte Costituzionale, non è una forma di Governo esattamente parlamentare, però non è nemmeno una forma di governo presidenziale, ma una forma mista. Questi due elementi che completano, secondo me, quel disegno -  per cui bisogna entrare nella logica di quel disegno che si può politicamente accettare o non accettare, – rispondono, da una parte, all’esigenza di rafforzare sul piano procedimentale e consiliare (o parlamentare, se fosse una forma di governo di uno Stato) la possibilità per il Presidente e la sua giunta, di adempiere al mandato che è stato conferito dai cittadini al momento delle elezioni e, nello stesso tempo, dall’altra parte, consentire che quella competizione che comunque - anche se c’è una pluralità dei partiti e anche se in certi periodi i partiti di minoranza sono anche, dal punto di vista del consenso, assimilati - è pur sempre una competizione di tipo bipolare o tendenzialmente bipolare. Persino in Inghilterra, nella fase in cui ci fu il passaggio tra il maggior consenso dei liberali e l’avvento dei laburisti, ci fu un certo numero di anni in cui il sistema sembrava tripolare. Però è nella logica del meccanismo competitivo, che sfocia nell’investitura diretta del capo dell’esecutivo e nel premio di maggioranza, che, nel medio periodo, il sistema si assesti su una competizione di tipo bipolare, in cui ci sia un Governo che viene eletto dai cittadini e un’opposizione che non è necessariamente l’unica minoranza (nel Regno Unito attualmente ci sono 11 partiti rappresentati in Parlamento, non 2 come comunemente si crede). Che cos’è l’opposizione? Secondo la felice espressione della dottrina tedesca, è il “governo alternativo in attesa”, cioè quella forza politica che si prepara, attraverso il proprio comportamento parlamentare o consiliare, a tornare davanti agli elettori e contendere all’esecutivo uscente il primato. Quindi la differenza sostanziale tra minoranza e opposizione è che il concetto di minoranza ha un riferimento puramente parlamentare, cioè riguarda l’organo rappresentativo e la presenza dell’organo rappresentativo di più soggetti minoritari. Il concetto di opposizione ha come modello alle spalle non l’organo rappresentativo ma la funzione di governo, che l’opposizione contrasta contrapponendo a quella funzione di governo un’altra possibilità di governo.  Questo modello mi sembra esattamente coerente con la scelta del legislatore costituzionale e con la scelta statutaria. Come ha detto la Corte Costituzionale: “perché questa non è una forma di Governo puramente parlamentare? Non perché non sussista un rapporto tra il Consiglio e il Presidente, tanto sussiste che la Costituzione stessa parla di mozione di sfiducia, quindi esiste un rapporto fiduciario, ma quello che non esiste è che l’origine di questo rapporto fiduciario sia nel Consiglio. L’origine di questo rapporto e di questa presunzione di consonanza è nell’elettorato”. È questo il salto culturale che è stato fatto. Eravamo abituati ad un modello ottocentesco in cui abbiamo un Parlamento che si oppone in quanto organo al Governo. Nella Costituzione italiana, e i Regolamenti parlamentari per molto tempo sono stati intrisi di questa idea, questi due organi (Governo e Parlamento), che pur devono intrattenere un rapporto fiduciario, sono stati concepiti come -in qualche modo - contrapposti l’uno all’altro. Basti ricordare la dottrina delle maggioranze variabili – cioè l’idea che il Parlamento, come organo, si opponesse al Governo e potesse legiferare anche con maggioranza diversa da quella che la sosteneva. Nel nuovo sistema di governo regionale abbiamo una logica che è quella del governo di una democrazia immediata, di una democrazia competitiva, in cui è la maggioranza, con il Governo, che si contrappone all’opposizione (e alle altre minoranze che sono perfettamente compatibili con un modello bipolare). Del resto, come ho detto, anche nella culla del biporalismo (il Regno Unito) esistono le minoranze in Parlamento, anche se non sono particolarmente consistenti. E anche da noi, sebbene vi sia la tendenza – dovuta in buona misura alle leggi elettorali che sono state approvate- a veder crescere il numero delle minoranze, però la logica rimane la stessa. E ritengo, anzi, che questo sia anche un elemento di ricchezza... (segue)



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