
Per impadronirsi del cuore delle ragioni del No al referendum costituzionale - e mettere fuori gioco le ragioni del Sì - occorre praticare la strategia cavouriana "del carciofo": staccare una foglia per volta. Il cuore cui arrivare è questo: la Costituzione non può essere la Costituzione "di qualcuno". Se è "di qualcuno" non è più una Costituzione. Il testo della revisione approvato dal Parlamento è mal scritto, contradditorio e lacunoso. Può fondarsi su questo un movimento referendario che voglia respingerlo? Può fondarsi sul fatto che dà uno schiaffo alla richiesta della "Camera delle Regioni", perché nega a questa Camera la sua ragion d'essere, che avrebbe dovuto consistere nel far partecipare le Regioni alla determinazione delle competenze regionali stesse? Può fondarsi sul fatto che complica il procedimento legislativo generando ulteriori conflitti che coinvolgeranno sempre più la Corte costituzionale nella vita politica? Queste, e altre, domande relative alla fattura del testo non conducono ad una risposta univoca, perché è sempre possibile rispondere che sarà la prassi, la qualità della classe politica, le convenzioni interpretative che si stabiliranno e la giurisprudenza che le accompagnerà ... che determineranno il volto finale della riforma. La risposta è in realtà un po' pelosa, perché non spiega perché mai prassi, convenzioni, qualità soggettive, giurisprudenze future possano raddrizzare i difetti di una Costituzione che non c'è, se non sono riuscite a raddrizzare i difetti della Costituzione che c'è... (segue)
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