
È passato ormai più di un anno e mezzo dal 18 dicembre 2014, giorno in cui il parere 2/13 della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha nuovamente mandato in frantumi l’ambizioso progetto d’adesione dell’Unione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), dichiarando la nuova bozza di accordo stipulata a tal fine, incompatibile con i Trattati UE, poiché non in grado di salvaguardarne adeguatamente le caratteristiche specifiche e l’autonomia. La pronuncia della Corte lussemburghese ha gelato l’ottimismo che si respirava nel più recente dibattito giuridico, screditando il comune pensiero di una prossimità dell’adesione e, soprattutto, lasciando insoddisfatta quell’esigenza di integrazione tra i sistemi europei di tutela dei diritti fondamentali, evidenziata a più riprese dalla comunità giuridica e politica d’Europa. Nell’arco di questi mesi, molto si è detto e scritto sul parere e numerosi contributi scientifici ne hanno ampiamente messo in luce i contenuti. Una prima parte della letteratura scientifica è stata per lo più concorde nel condannare il provvedimento della Corte come il frutto di un’attitudine non cooperativa dei Giudici del Kirchberg, che avrebbero essenzialmente salvaguardato i loro poteri da quelli in espansione della Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte EDU). A ciò si è opposta però, l’opinione di una seconda parte della dottrina, che sulla scorta di una riflessione forse maggiormente approfondita, ha potuto rilevare, a fronte della “apparenza”di una parte delle censure mosse, la fondatezza di talaltre, che sarebbero invece da prendere sul serio e da non sottovalutare. La contrapposizione tra le due ottiche ha dato vita ad un acceso dibattito dottrinale, in seno al quale, per l’ennesima volta, sono state riviste al ribasso le stime sulle probabilità di riuscita dell’adesione. Nuovi interrogativi sono emersi e la ricerca di una risposta equilibrata ai medesimi, ha visto contrapporre tutela dei diritti umani da un lato ed autonomia dell’Unione dall’altro. Taluni autorevoli osservatori hanno cercato di trovare un adeguato bilanciamento tra i due valori in gioco, senza però riuscirvi: l’operazione si è rivelata, infatti, molto complessa e le difficoltà insorte hanno inasprito i toni del confronto, facendo perdere di vista il percorso che all’indomani della bocciatura si è posto davanti al progetto... (segue)
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