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NUMERO 19 - 05/10/2016

 La riorganizzazione del local government in Inghilterra

Il Regno Unito presenta profili di rilevante peculiarità in merito all’architettura istituzionale: è composto da quattro home nations, ciascuna delle quali è caratterizzata da una formula di governo differente. Tale peculiarità è il risultato del processo di devolution, che ha avuto come esito la creazione di governi di carattere nazionale in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, ma ha raggiunto solo parzialmente il suo scopo in Inghilterra dove, da un lato, la creazione di una serie di assemblee regionali direttamente elettive è fallita a seguito del voto contrario espresso dai cittadini della North-East Region, mentre dall’altro lato, è stato introdotto con successo un ente di natura speciale, la Greater London Authority, competente per l’amministrazione dell’area metropolitana della capitale e caratterizzato della figura del mayor, vertice dell’esecutivo eletto direttamente dal corpo elettorale. Perciò, a seguito della conclusione del processo di devolution, la governance del Regno Unito è caratterizzata da un elevato tasso di asimmetria: mentre Scozia, Galles e Irlanda del Nord risultano titolari di un consistente, seppur non omogeneo, tasso di autonomia e di un organo politico rappresentativo dell’intera nazione, l’Inghilterra è governata, in via diretta ed esclusiva, dalle istituzioni britanniche. All’asimmetria tra le nazioni del Regno Unito si aggiunge lo squilibrio interno alla stessa Inghilterra, dove il peso politico, e soprattutto economico, dell’area di Londra viene considerato eccessivo rispetto a quello del resto del territorio inglese. Questi due elementi di criticità, definiti dai commentatori rispettivamente Union Question ed English Question, sono tornati al centro del dibattito pubblico a seguito del referendum sull’indipendenza della Scozia, tenutosi nel settembre del 2014. Infatti, a seguito del risultato, il governo ha adottato un approccio integrato alla questione scozzese, con lo scopo di attenuare le criticità insite nell’organizzazione istituzionale sia del Regno Unito nel suo complesso sia dell’Inghilterra. Di conseguenza, è stato introdotto un meccanismo parlamentare, denominato English votes for English laws, in risposta alla Union Question, mentre, per quanto riguarda la English Question, il governo ha promosso un processo di devolution all’interno dell’Inghilterra, con lo scopo di trasferire una serie di funzioni dal governo centrale alle autorità locali. Nel fare ciò, il governo Cameron ha adottato un approccio di tipo dialogico: il governo centrale, in una prima fase, ha invitato le singole realtà locali ad avanzare delle proposte in merito alle funzioni e alle risorse finanziare che sarebbero dovute divenire oggetto di devolution, in seguito, partendo dalle proposte ricevute, ha intrapreso delle trattative con alcune proponenti e, infine, ha siglato alcuni patti, definiti devolution agreements, con dodici diversi gruppi di autorità locali. Perciò, il processo di devolution non ha interessato, fino ad ora, il territorio inglese in maniera uniforme, né dal punto di vista di territoriale né per quanto riguarda lo spettro delle materie e delle risorse finanziarie devolute. Infatti, le controparti degli accordi conclusi sono concentrate principalmente nel nord dell’Inghilterra e le materie devolute variano sensibilmente a seconda dello specifico devolution agreement considerato. L’ambito dei devolution agreements non è limitato alle funzioni oggetto del trasferimento, ma si estende ai modelli di governance territoriale che le local authorities debbono adottare per poter esercitare i nuovi compiti. Il governo ha ritenuto, infatti, che nella maggior parte delle aree l’organizzazione esistente del local government non fosse adatta: per tale ragione, la devolution è stata condizionata a una riorganizzazione delle autorità locali, fondata sui principi del city-regionalism, secondo cui il governo del territorio, a livello regionale, deve avere il suo fulcro nelle grandi conurbazioni urbane, e della strong leadership, in base al quale sono da privilegiare forme di governo che prevedano robusti meccanismi di legittimazione elettorale diretta. Nel contesto politico sopra brevemente tratteggiato, si inserisce la legislazione, approvata dal Parlamento nel gennaio 2016, che ha introdotto la categoria delle mayoral combined authorities, il modello organizzativo ritenuto dal Governo come il più efficace per l’esercizio delle nuove funzioni che saranno devolute da Westminster e da Whitehall ai poteri locali... (segue)



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