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NUMERO 19 - 05/10/2016

 Il diritto di satira e la tutela del sentimento religioso

Riflettere oggi sulla ‘poliedrica’ libertà di manifestazione del pensiero, specie nella sua forma più ‘spregiudicata’ e pungente, rappresentata dalla satira, significa affrontare, con argomenti nuovi e non certamente pacifici, “l’antica - moderna” (e sempre complessa) questione sui limiti dei diritti fondamentali e sul rapporto tra autorità e libertà. E ciò, al fine di verificare se, attualmente, sia davvero necessario raggiungere nuovi o diversi bilanciamenti tra beni costituzionalmente rilevanti, quali, da una parte, la libertà di espressione e, dall’altra, la tutela del sentimento religioso e/o la sicurezza pubblica. Da questa prospettiva, il dibattito sul diritto di satira si apre a ‘dimensioni inedite’ e, per certi aspetti, anche inquietanti. Come è noto, tale dibattito si è imposto ‘violentemente’, a livello internazionale, in conseguenza della pubblicazione, nel settembre 2005, di una serie di vignette caricaturali di Maometto sul quotidiano danese Jyllands-Posten e si è drammaticamente acutizzato, poi, dal mese di gennaio 2015, in conseguenza dell’attentato, rivendicato da Al Quaeda, alla redazione del giornale satirico francese, Charlie Hebdo. Sebbene l’attentato a Charlie Hebdo condivida lo stesso movente ideologico di tutte le stragi che negli ultimi tempi hanno colpito l’Europa (e non solo), esso sembra manifestare una propria peculiarità, in quanto il bene giuridico leso, insieme e dopo il bene vita delle persone uccise, è la libertà di espressione, “pietra angolare” della democrazia e, con essa, l’impianto liberaldemocratico della tutela delle libertà fondamentali, vero e proprio ‘cuore’ della storia (costituzionale) europea. Ne consegue che la riflessione sul tradizionale bilanciamento tra libertà di espressione (diritto di satira) e tutela del sentimento religioso diviene più complessa, in quanto, ad essa, si sovrappone una più delicata riflessione sulla sicurezza pubblica, che sembrerebbe essere declinata, oggi più come mai, oltre che nella sua valenza ‘materiale’, anche nella sua valenza ‘ideale’, in termini, quasi, di “sicurezza societale”, concetto che definisce l’insieme dei valori e dei caratteri culturali della società liberaldemocratica europea. Il dibattito in tema di diritto di satira religiosa diviene, dunque, sintomatico delle tensioni sociali e culturali di più ampia portata, oggi acutizzate, tipiche delle società multiculturali che faticano a condurre un dialogo interculturale e interreligioso e svela tutta l’incertezza del periodo storico che stiamo vivendo, nonché la fatica nel definire un nuovo “ordine sociale polifonico” , in grado di garantire la pacifica convivenza tra i diversi gruppi. Forse, anche per questo, tale dibattito, nell’opinione dell’uomo comune, si è radicalizzato, trasformandosi in un dibattito sull’identità stessa delle democrazie occidentali, sui valori negoziabili e non negoziabili in vista del raggiungimento di possibili, diversi equilibri sociali e giuridici e sullo stesso significato che assume, oggi, la libertà di pensiero... (segue)



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