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NUMERO 24 - 14/12/2016

 La crisi dell'integrazione europea tra vincoli finanziari e crisi dell'Euro

Gli ultimi, probabilmente, sono stati i mesi più impegnativi per la UE, posta innanzi ad un futuro pieno di dubbi e preoccupazioni. Il Referendum britannico che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, gli incessanti sbarchi di profughi lungo le coste del Mediterraneo ed il perdurare della crisi economica, ancora nel pieno della sua forza, sembrerebbero aver determinato l’ascesa di movimenti populistici e nazionalistici in tutti i Paesi dell’attuale Unione. Il Manifesto di Ventotene, in uno dei periodi più tetri della storia europea, trovava la forza di dire: «[l]a via da percorrere non è facile, né sicura. Ma deve essere percorsa, e lo sarà!». Questa manifestazione di volontà, e nello stesso tempo di speranza, tuttavia, non sembra offrire, al momento attuale, la possibilità di osservare la realtà con lo stesso auspicio. «[…] [I]n Europa tornano ad essere innalzati muri, stesi fili spinati, chiuse le frontiere. […] si mettono in discussione gli Accordi di Schengen, la libera circolazione dei cittadini, la stessa possibilità per le giovani generazioni di costruirsi un percorso di studio e di lavoro veramente europeo». Secondo alcuni critici, pericolose appaiono le derive nazionaliste e populiste che in tanta parte dell’Europa sono presenti. Sembra che andare contro l’Unione Europea sia diventato il primo passo per vincere le elezioni nazionali e che i problemi dei singoli Stati siano tutti addebitabili all’Europa, quasi essa non sia più uno scudo ma una spada. L’Europa appare ancora troppo divisa tra un Sud ed un Nord che sembrano avere in comune solo debiti e crediti reciproci. Una Unione con una Moneta unica, ma con economie molto diverse, senza un bilancio comune europeo e senza una politica finanziaria comune: sarebbero questi i “pesi” che graverebbero l’Unione nel suo lento percorso verso una completa integrazione fra gli Stati. Appariva chiaro, fin dall’inizio, che la strada da percorrere sarebbe stata lunga e faticosa e che far cooperare tra loro Stati fino a pochi anni prima acerrimi nemici non sarebbe stata certo impresa di poco conto. Sembrava ragionevole, con le ferite della Guerra ancora aperte, partire dal terreno economico, terreno neutro dal quale avviare la pacificazione del territorio europeo: «[l]' Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme […]». Per affrontare adeguatamente il tema oggetto di questo articolo, ci si propone di analizzare le problematiche sottese alla crisi economica e finanziaria, scoppiata nel 2008. Si era creduto, probabilmente sbagliando, che la moneta unica potesse unificare le culture europee e generare, quasi per magia, una integrazione politica, sempre attesa ma mai arrivata. Tuttavia, questo auspicio ben presto si è rivelato una illusione. Sarebbero stati «[…] l’assenza della solidarietà di bilancio (formalmente vietata dall’art. 125 del TFUE) e di adeguati meccanismi istituzionali di correzione degli squilibri macroeconomici […]», esistenti fra gli Stati, a non dare compiuta realizzazione alla moneta unica. Tutto quanto appena detto ha contribuito, progressivamente, per come sostenuto da Fitoussi, ad ampliare le divergenze, già di per sé molto profonde, tra gli Stati. La globalizzazione e la crisi dei debiti pubblici avrebbero poi fatto il resto. La seconda parte si concentrerà sull’introduzione dei vincoli finanziari da parte dell’Unione europea, prima con Maastricht e poi con il Patto di Stabilità. L’Unione, attraverso questi, ha introdotto strumenti per operare un controllo “no stop” sui bilanci degli Stati membri e verificare la persistenza di quei requisiti che avevano permesso agli Stati di adottare la Moneta unica. Nella terza ed ultima parte, si tratterà, con tutti i limiti dovuti alla complessità della materia, delle misure che l’Unione Europea ha predisposto per aiutare gli Stati in deficit di bilancio. Attraverso l’analisi di MESF, FESF, MES e, infine, del Fiscal Compact si cercherà di evidenziare la necessità di una riforma dei Trattati... (segue)



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