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FOCUS - Numero speciale 26/2016

 Il ruolo istituzionale del Ministero dell'Economia e delle Finanze alla luce della crisi economico-finanziaria

Il presente contributo offre alcuni spunti riflessivi concernenti il cambiamento del ruolo del Ministero dell’economia e delle finanze, (d’ora in poi Mef) alla luce delle più recenti riforme in ambito di finanza pubblica. Con la crisi economico-finanziaria si è sviluppata una forte tendenza accentratrice dei poteri a livello di Unione Europea all’interno della quale si sono rafforzati i poteri di decisione basati sul metodo intergovernativo che, sebbene animata dalla volontà di restituire stabilità ai mercati, è arrivata a modificare anche gli assetti istituzionali dei Paesi membri favorendo sempre maggiore concentrazione di poteri in capo agli Esecutivi. La disamina è stata condotta partendo da un approccio storico, guardando le complesse dinamiche sviluppatesi tra i vari livelli di “governo dell’economia”, le possibili ricadute sugli equilibri interni e includendo le prassi più o meno consolidate. Per ricostruire il perimetro del processo evolutivo del Dicastero dell’Economia sono state individuate due ordini di variabili: esogene ed endogene, le prime riferibili al contesto europeo, le seconde ascrivibili alla sede nazionale. Oltre ad essere stata tenuta ben presente la forte interrelazione tra le due, dall’analisi emerge la presenza di una costante rinvenibile nella maggiore attenzione confidata nei tecnicismi ed in modo particolare nella commistione tra quest’ultimi e la sfera politica. Per quanto concerne le variabili esogene, l’aggravarsi della crisi economico-finanziaria è sfociata in un maggior coinvolgimento del livello europeo nella programmazione, intesa come metodo di governo dei conti pubblici e come strumento di governance complessiva delle politiche economiche. Basti pensare all’importante novella introdotta con il c.d. “semestre europeo” che ha condotto alla sincronizzazione delle attività istituzionali ed economiche dei Paesi membri ed ha permesso l’unificazione delle tempistiche nelle valutazioni in materia di politica economica. In questo contesto il Mef ha, per sua natura, assunto il ruolo di interlocutore privilegiato con l’UE e con gli organismi internazionali, nonché di riflesso responsabile del dialogo e del coordinamento con il livello nazionale. Passando invece ai fattori endogeni, il primo aspetto che rileva è la storicità; infatti, già durante i primi anni dell’Italia unita, sebbene in termini molto più ristretti, la questione era già emersa. A livello nazionale, assumono particolare rilievo i rapporti endogovernativi, laddove le relazioni con il Presidente del Consiglio e con gli altri ministri, oltre che dall’evoluzione diacronica della disciplina, sono stati fortemente influenzati dall’assetto del sistema politico e dagli equilibri, anche in termini di stabilità, al suo interno. Ancora in fase di definizione possono essere ritenuti, alla luce della recente riforma costituzionale che ha introdotto l’equilibrio di bilancio, i rapporti con il Parlamento e con il neoistituito Ufficio Parlamentare di Bilancio. Infine, allargando il campo di analisi alla prassi, anche il sistema delle fonti ha assunto un ruolo preminente. Infatti, come emerge anche dall’interrogazione del database appositamente predisposto per la ricerca oggetto del PRIN, l’abuso della decretazione d’urgenza ha avuto un ruolo cruciale sia nel contribuire ad ampliare i poteri del Mef sia nel concedere a quest’ultimo, e nel suo complesso all’Esecutivo, la possibilità di minare le previsioni contenute nelle procedure di bilancio... (segue)



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