Le analisi economiche ritengono che l’impatto diretto di Brexit sull’Italia sarà verosimilmente più limitato rispetto ad altri partner commerciali, data la minore incidenza dell’interscambio commerciale, degli investimenti di portafoglio e degli investimenti diretti. Gli effetti diretti di Brexit sul nostro Paese potrebbero manifestarsi in termini di: riduzione del commercio. Un forte calo delle esportazioni potrebbe determinare una riduzione delle esportazioni italiane nel Regno Unito dell’1 per cento, con un impatto negativo sul PIL di 0,25 punti percentuali nel triennio 2016-18; accresciuta volatilità sui mercati finanziari. Ipotizzando un aumento dello spread analogo a quanto osservato durante la fase più intensa delle negoziazioni fra la UE e il Governo greco nell’estate del 2015, il PIL dell’Italia potrebbe ridursi di 0,20 punti percentuali nel triennio 2016-18; generalizzato aumento dell’incertezza economica. Un aumento dell’incertezza e un calo della fiducia delle imprese pari a quella osservata durante la crisi del debito sovrano potrebbe comportare una riduzione degli investimenti e conseguentemente una riduzione del PIL di circa 1 punto percentuale; ripercussioni sul sistema bancario. Restrizioni quantitative del credito analoghe a quelle registrate durante la crisi del debito sovrano potrebbero anch’esse tradursi in una contrazione del PIL di circa 1 punto percentuale. D’altra parte non mancano, fortunatamente, quelli che ritengono che Brexit possa rappresentare una grande opportunità per il nostro Paese e per le nostre imprese. In questa sessione abbiamo l’opportunità di approfondire i mercati di riferimento in relazione alle chances che le aziende italiane hanno l’opportunità di cogliere. Si pongono quindi le seguenti questioni... (segue)
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