
La relazione fra Stato e costituzione nella storia e nel pensiero moderno presenta una complessa trama di determinazioni. In primo luogo, essa è connessa ai mutamenti stessi della modernità politica, a partire dalla formazione delle grandi monarchie fino alla rivoluzione americana e francese, dalla successiva prima età delle Costituzioni, quelle ottocentesche, fino, dopo l’età della catastrofe, a quelle che hanno portato alla formazione degli Stati costituzionali di diritto. In secondo luogo, come ha mostrato la ‘storia dei concetti’ (Begriffsgeschichte) e, in particolare, quella corrente di essa che ha istituito una connessione con la ‘storia costituzionale’ (la Verfassungsgeschichte di Koselleck e Brunner), quella relazione si approfondisce a seguito della continua variazione semantica dei due termini, sintomo, contemporaneamente, della complessità del quadro storico e non linearità di essa. In tal modo, i diversi concetti di Stato e di costituzione possono descrivere la fenomenologia storica e costruire l’ossatura scientifico-sistematica delle scienze statalistiche, giuridico-costituzionali, di teoria generale del diritto e dello Stato. Orbene, se da un punto di vista generale, la seconda metà del Novecento ha progressivamente realizzato un edificante equilibrio fra Stato e costituzione, interessanti risultano, tuttavia, altre modalità concettuali in cui i due termini si presentano non nella forma di una relazione, bensì, almeno, tendenzialmente, di esclusione. Qualche esempio. Nella Premessa all’edizione italiana della sua brillante tesi di dottorato del 1956, Peter Badura, ha messo in evidenza come, dopo la seconda guerra mondiale, in Germania, alla normale e dialettica connessione fra ‘dottrina dello Stato’ e ‘dottrina della costituzione’ si stesse sostituendo il primato di quest’ultima che, occultando la garanzia politica della costituzione e, in generale dell’ordinamento giuridico, attraverso le istituzioni statali, si stesse costituendo, propriamente, come una ‘dottrina dello Stato senza Stato’. Nel dibattito e nella riflessione per la stipula di un trattato per una Costituzione europea, si è parlato di essa come di una ‘costituzione senza Stato’ sulla base del fatto che l’Europa non fosse propriamente uno Stato e non avesse un popolo, ma che, nondimeno, necessitasse di una costituzione. Ciò, evidentemente, mostra sia la storicità del rapporto, che la conferma della sua natura dinamica ai limiti della contraddizione. Orbene, un possibile interesse di queste pagine, è quello di contribuire a illuminare un’altra modalità di relazione fra Stato e costituzione, sviluppata da Hegel, fra fine Settecento e primissimi anni dell’Ottocento, nei frammenti conosciuti col nome di La costituzione della Germania, in cui egli produsse una straordinaria riflessione storico-politico-costituzionale, dalla quale si può estrarre una nuova modalità di quella relazione, ovvero di una ‘la costituzione contro lo Stato’. Tale modalità, nel periodo drammatico della storia costituzionale tedesca moderna dell’incipiente fine dell’Impero, nell’esprimerne il massimo squilibrio, ha tuttavia la grande utilità di svelare i significati essenziali e la natura intrinsecamente dialettica della relazione fra Stato moderno e costituzione… (segue)
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