
In apertura di una fine analisi del trend nei rapporti tra Corte costituzionale e Antitrust, l’autrice sottolinea il pensiero di un illustre studioso, secondo il quale nei periodi di crisi il rischio per i paesi che ne sono investiti è quello di assistere ad un arretramento del libero mercato e al riemergere di istanze di protezione, che spesso si traducono in scelte legislative introduttive di vincoli e limiti alle imprese e alla concorrenza, e si chiede se, a fronte di legislatori che ascoltano le sirene, la Corte costituzionale abbia assecondato o meno quelle tendenze e quelle scelte, giungendo alla conclusione che, nel periodo di indagine (2011-2014) ricco di conflitti contro le legislazioni di liberalizzazione degli anni precedenti, la giurisprudenza della Consulta si è sviluppata «non solo in sostanziale continuità con gli indirizzi emersi nel periodo precedente …, ma anche in singolare sintonia con le posizioni e i principi affermati dall’Autorità antitrust». E ciò potrebbe apparire come timido auspicio di un possibile ‘buon fine’ della prima eccezione incidentale di legittimità costituzionale sollevata da una Autorità Indipendente in questo Paese. Si tratta però, e non è necessario un trattato di giustizia costituzionale per dimostrarlo, di una strada in ripidissima salita, che conviene percorrere con i migliori equipaggiamenti ‘alpinistici’ del caso… (segue)
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