Il federalismo progettato in Italia con particolare riguardo all’autonomia finanziaria (di cui i tributi locali rappresentano un tema cruciale) si ritiene, come sostiene la maggior parte della dottrina, oramai tramontato e pertanto risulta necessaria una rivisitazione generale della governance territoriale. Inoltre l’esigenza di ridurre la pressione fiscale presuppone una rimodulazione dell’intero sistema fiscale. La revisione della struttura finanziario-tributaria e il ripensamento del federalismo fiscale in termini di piena autonomia finanziaria e responsabilità ascendente e discendente tra gli enti devono essere coniugati a una maggiore economicità nell’utilizzo delle risorse finanziarie e loro destinazione con particolare riferimento alla promozione e allo sviluppo territoriale. Il lavoro esamina tale esigenza sia in ambito interno che europeo. L’autonomia finanziaria contenuta nel Titolo V parte seconda della Costituzione, nonostante le modifiche apportate, non è stata realizzata e l’introduzione del principio del pareggio di bilancio evidenzia che la leva fiscale non raggiunge la piena efficienza. Dalla lettura della storia economica del nostro Paese emerge chiaramente come la fiscalità abbia svolto un ruolo centrale per il recupero di risorse finanziarie e per finalità perequative. Il tributo rappresenta lo strumento più idoneo per incentivare/disincentivare i comportamenti degli attori del sistema economico in coerenza con l’obiettivo di “solidarietà” interna ed europea e potenziare il livello di cooperazione europea. Qualsiasi statuizione di tributi incontra limiti invalicabili sia a livello europeo che interno tra i quali il divieto di restrizioni fiscali alla libera concorrenza e il principio di uguaglianza (che intrinsecamente è contenuto nel principio di non discriminazione fiscale) nonché, ancora, la capacità contributiva (art. 53 Cost.). Se è pacifico, a livello interno, che quest’ultima sia un criterio distributivo pro-quota su ciascun individuo del carico tributario complessivo, si desume che nessun Ente (e quindi né lo Stato, né le Regioni, né gli enti istituzionali locali) possa imporre ulteriori prelievi per sopperire alle esigenze di copertura finanziaria di servizi resi ai cittadini. L’indagine proposta postula un secondo tipo di analisi a esclusiva connotazione europea che coinvolge la compatibilità dell’assetto istituzionale nazionale, con particolare riferimento al livello di autonomia finanziaria, ai principi generali del diritto europeo, ai vincoli posti in materia finanziaria e fiscale e possibili influenze sulle libertà fondamentali. L’attuale scenario e le esigenze di appartenenza all’Unione europea che vincolano le politiche finanziarie nazionali evidenziano la necessità, nel breve-medio termine, di una svolta politica decisiva nell’acquis communautaire con l’attribuzione di poteri al governo e al parlamento europei, svolta che porterà al superamento anche del problema della eterogeneità dei sistemi finanziari-tributari. È chiaro che il federalismo finanziario e fiscale deve essere in transizione verso un federalismo europeo conseguenza sia del declino del concetto di Stato che dell’incidenza del diritto e della giurisprudenza europea sugli ordinamenti interni… (segue)
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