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I quindici anni di una Rivista, come Federalismi, da sempre impegnata a promuovere riflessioni e dibattiti sul “valore” delle autonomie e sui contributi che, nelle loro interazioni, esse possono apportare allo sviluppo dei contesti e dei sistemi di cui sono elemento costitutivo, non può non essere occasione per ritornare sul tema di quella speciale figura di autonomia che è l’autonomia universitaria, del suo ruolo e della sua capacità di contribuire alla costruzione di uno “spazio europeo”. Le Università, d’altro canto, sono tra i soggetti che, sulla base di condivisioni ormai fattesi sovranazionali, più possono concorrere a quella crescita individuale e collettiva assicurata dall’educazione e dalla conoscenza, quali strumenti cui affidarsi per il governo dei cambiamenti e per la soddisfazione dei bisogni espressi da un mondo investito dalle profonde trasformazioni della globalizzazione. E la creazione di una European Higher Education Area è considerata condizione perché si costruisca una società inclusiva che, tramite formazione e ricerca, crei innovazione e lavoro. E’ la “questione universitaria” con la quale si confrontano i diversi Paesi perciò impegnati, specie in ambito europeo, a ribadire la centralità delle tante dimensioni dell’autonomia universitaria, ordinamentale, organizzativa, finanziaria e soprattutto scientifica e didattica, e a verificare quale ne sia l’effettivo riconoscimento, al di là delle diverse concezioni che di essa ne accolgano. E’ infatti tramite il potere di autodeterminarsi nelle scelte che connotano le loro attività istituzionali di formazione e di ricerca, e in quelle che definiscono le condizioni organizzative e finanziarie alle quali assolverle, che possono aprirsi quegli spazi di interazione e di collaborazione funzionali alla costruzione e allo sviluppo di sistemi capaci di promuovere una internazionalizzazione che è innanzi tutto capacità di entrare in relazione secondo logiche cooperative più che competitive, come intende essere ormai anche l’area europea. Una capacità che, per quanto concerne le Università, quali sedi di “libera ricerca” e di “libera formazione”, può esprimersi al di là delle regole interne dei singoli Stati ai quali è comunque rimessa, anche in ambito europeo, la responsabilità e la configurazione dei propri sistemi di istruzione… (segue)
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