
Mai come in questa occasione, l’elezione in un singolo Land tedesco ha superato per rilevanza gli specifici confini regionali. Le tematiche che hanno caratterizzato la campagna elettorale bavarese, infatti, hanno ampiamente travalicato gli interessi abitualmente richiamati in una consultazione del genere, richiamando questioni, vicende e argomenti di portata nazionale e sovranazionale. Il voto bavarese del 18 ottobre scorso si è caratterizzato fin dall’estate come un appuntamento cruciale non solo per definire i futuri equilibri politici del Land, ma anche e soprattutto per verificare in che modo il difficile bilanciamento tra interessi politici distinti e in una certa misura discordanti tra le diverse forze partitiche tedesche possa essere conseguito e mantenuto dei mesi e degli anni a venire. La situazione politica di partenza si è subito caratterizzata per un aspetto sostanzialmente inedito per gli equilibri politici bavaresi: per la prima volta dal 1949, la Christlich-Soziale Union, partito dominante nella regione, veniva accreditato di un risultato nettamente inferiore al 40% dei voti di lista, laddove fino alle precedenti elezioni del 2013 l’unico elemento di incertezza aveva riguardato la capacità della CSU di raggiungere o meno la maggioranza assoluta dei seggi nel Landtag di Monaco. Un secondo aspetto, complementare al primo, chiamava in causa la possibile misura dei consensi della formazione politica di destra radicale xenofoba e antieuropea Alternative für Deutschland (AfD), che tutti i sondaggi accreditavano di una quota di preferenze variabili dal 10 al 14%: un dato che, se confermato avrebbe portato la AfD a contendere alla SPD la seconda posizione nella graduatoria di partito più votato nel Land. Il terzo elemento su cui si sono concentrate le attenzioni di media, analisti ed esponenti politici, riguardava i potenziali scenari futuri che la Baviera si sarebbe trovata ad affrontare all’indomani del voto, soprattutto in merito alle possibili alleanze politiche che si sarebbero potute mettere in atto per la formazione di un Esecutivo regionale, di fronte ad un risultato che tutti immaginavano essere interlocutorio e problematico. Sullo sfondo rispetto agli scenari politici contingenti restava la posizione della Cancelliera Angela Merkel, che dal 2017 ad oggi ha visto gradualmente indebolire la propria autorevolezza soprattutto all’interno del suo stesso partito: l’inattesa recente elezione a nuovo capogruppo dell’Unione al Bundestag di Ralph Brinkhaus al posto di Volker Kauder, titolare della carica per i precedenti 13 anni e candidato in pectore della Merkel e di Horst Seehofer, attuale Ministro degli Interni (CSU), è stata concordemente interpretata come un’inequivocabile conferma del ridimensionamento di entrambi rispetto alle diverse correnti attive all’interno dell’Unione. Il presente contributo intende presentare un’analisi del risultato del voto bavarese dello scorso 18 ottobre rispetto alle condizioni contingenti presenti nel Land, con riferimento alle possibili cause interne ed esterne che possono aver condizionato gli orientamenti degli elettori, come pure per quanto attiene alle conseguenze che la consultazione potrebbe verosimilmente produrre nel breve e medio periodo sul piano regionale e nazionale. La prima parte del lavoro riassume gli orientamenti di voto raccolti nel Land nei mesi precedenti all’elezione; la seconda descrive le peculiarità del sistema elettorale vigente in Baviera, che presenta delle particolarità rispetto al sistema vigente a livello federale; la terza ed ultima parte, infine, espone il risultato del voto, descrive l’andamento dei flussi elettorali, ed ipotizza le conseguenze che la consultazione potrebbe verosimilmente produrre sugli assetti politici futuri… (segue)
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