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FOCUS - Osservatorio Emergenza Covid-19 N. 1 - 13/03/2020

 Alcune riflessioni sui profili organizzativi ai tempi del coronavirus

Il nostro paese, dopo una prima fase di incertezza e superficialità, si è di colpo ritrovato sostanzialmente impreparato di fronte al ciclone scatenatosi in tempi brevissimi a causa della diffusione incontenibile del contagio da coronavirus. Mancando, nella maggior parte delle strutture, i piani di prevenzione, non avendo preso in dovuta considerazione le esperienze precedenti - sars, febbre aviaria, mucca pazza, ebola (ricordiamo risolta grazie ad un intervento dell’Onu) - non si sono dimostrate sufficienti le linee di difesa e contrasto che avevamo a disposizione: strutture, vale a dire unità operative di pneumologia, reparti di terapia intensiva e unità di rianimazione. Sono venute, poi, a mancare in brevissimo tempo, le dotazioni minime indispensabili di mascherine, tute, ventilatori, tamponi, ecc. Ma la carenza più avvertita e determinante è stata rappresentata dalla scarsa presenza di filtri: in una parola la sanità territoriale, che avrebbe dovuto contenere la prima ondata, prestare le prime cure e intervenire con una immediata selezione fra chi lasciare a casa, tenendo strettamente sotto controllo il pericolo di diffusione del contagio, e chi rinviare, con il successivo filtro dei pronto soccorso, agli indispensabili ricoveri graduati a seconda della gravità della condizione del paziente. Quella sanità territoriale con grande lungimiranza già introdotta dal legislatore ma mai compiutamente realizzata, e che, giustamente, riconsiderava la necessità di una stretta integrazione tra assistenza sanitaria ed assistenza sociale… (segue)



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