
Il dialogo tra passato e futuro, fondato sulla cultura, ci permette di vivere l’unica realtà possibile: la complessità del presente; ed è premessa e condizione della nostra dignità. La memoria del passato è proposta dal linguaggio delle pietre e degli oggetti che esprimono quel passato. Il progetto del futuro è proposto dal linguaggio dell’erba, dei fiori, degli alberi, dell’acqua, della terra e dell’aria che ci circondano e che continuiamo sempre più a violentare e a cercare di far tacere, con la nostra pretesa dissennata di dominio e di sfruttamento dell’ambiente. Da ciò l’importanza dell’articolo 9 della Costituzione e soprattutto della sua recente riforma, per una riflessione sia sulla promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca; sia sulla tutela della memoria (il patrimonio culturale ed artistico) e sul progetto del presente e del futuro (il paesaggio, rectius l’ambiente). Una riflessione sul rapporto fra spazio (paesaggio, territorio e ambiente) e tempo (patrimonio storico e artistico) nel contesto della globalizzazione; di fronte a tutto il seguito di interrogativi e di contraddizioni che quest’ultima solleva a proposito della dignità. Il trittico delineato dall’articolo 9 fra cultura, ambiente e paesaggio, patrimonio storico e artistico, ed ampliato oggi all’ambiente, agli ecosistemi, alla biodiversità e all’interesse delle generazioni future, nel quadro dei princìpi fondamentali – insieme alla democrazia, alla libertà, all’eguaglianza, alla solidarietà, alla laicità ed agli altri princìpi che segnano la nostra convivenza – è profondamente attuale, concreto. Ma richiede numerosi e incisivi interventi di restauro. Il patrimonio culturale è il segno più evidente dell’identità di una comunità, della sua unità e delle sue divisioni, della sua storia. Con esso lo sono particolarmente il patrimonio storico, artistico e ambientale, che sono inscindibilmente connessi fra di loro, in una interdipendenza reciproca (“simil stabunt, simil cadent”)… (segue)
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