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NUMERO 17 - 24/07/2024

 Attenzione a non demonizzare l’autonomia regionale, inclusa quella “differenziata”

Se è pur vero che l’intento politico-istituzionale dell’attuale maggioranza di centrodestra – delle cui contraddizioni interne sarebbe bene non stupirsi troppo, quantomeno da parte di chi fatica a fare sintesi politica per questioni essenzialmente legate a inconcludenti narcisismi e personalismi di ogni genere – è quello di legare strettamente la riforma costituzionale del c.d. premierato all’ottenimento in alcune importanti realtà regionali del Paese di ulteriori forme di autonomia rispetto allo Stato centrale, non si può tuttavia dimenticare che si tratta di due scenari istituzionali molto diversi l’uno dall’altro, fra loro indipendenti dal punto di vista costituzionale ed uniti soltanto in un vincolo di scambio politico. Del premierato e della sua plastica pericolosità in chiave anti-parlamentare è stato detto dalla gran parte dei costituzionalisti e non solo da loro ed è sacrosanto da parte del fronte di opposizione (a prescindere da Renzi e qualche suo adepto che ancora residua) provare a fermare in tutti i modi, anche attraverso la mobilitazione popolare annunciata, quest’intento perverso e tracotante di chi – adesso Meloni, ma prima, appunto, anche altri – vorrebbe governare senza troppo preoccuparsi delle modalità con le quali acquisirebbe e manterrebbe il potere di indirizzo politico dello Stato, nel nome della conquista, spesso casuale e per demeriti altrui, del voto della maggioranza degli elettori che, a voler ben vedere, tale non è neppure in termini assoluti. Già detto e facilmente ribadibile!... (segue)



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