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NUMERO 8 - 17/04/2008

 Grandi opportunità, grande responsabilità per i protagonisti del nuovo sistema politico post 13 aprile 2008

 Ricorderemo il 13 aprile 2008 come il 18 aprile 1948, come le prime elezioni col maggioritario del 1994, come il referendum sul divorzio e come quelli elettorali del 1993. Il voto ci restituisce, infatti, un sistema politico profondamente mutato. I riflessi su quello istituzionale saranno molto evidenti e, potenzialmente, nel complesso positivi. Ho scritto: potenzialmente. Regole del gioco ed elezioni forniscono opportunità: coglierle starà a chi guiderà governo, Parlamento, forze politiche.
 
 Due parole sulle grandi linee di contesto. La Costituzione, che resta una importante e bella costituzione, della quale doverosamente celebriamo il sessantesimo anniversario (che ne fa la più longeva del continente, Belgio e Eire a parte), ci lasciò in eredità anche alcuni gravi difetti congeniti: forma di governo parlamentare non razionalizzata, ambiguità della figura presidenziale, bicameralismo indifferenziato (ancor più dal 1963). La debolezza e l’incapacità del sistema politico-istituzionale (forma di governo, sistema partitico) di guidare il paese non emersero subito: ma presto. Ed infatti sono almeno trent’anni che ci si sforza, con risultati modesti, di affrontare seriamente questo problema. Naturalmente non è colpa delle sole istituzioni: è responsabilità di chi le interpreta, della classe dirigente politica. L’incapacità di governare il processo di adeguamento e di riforma delle istituzioni politiche, nel combinarsi con la sfida europea, la fine della guerra fredda, un debito pubblico da quasi default, la diffusa corrutela politico-amministrativa, l’insofferenza dei cittadini di aree fra le più produttive e prospere del paese: tutto ciò provocò l’avvio della transizione dei primi anni Novanta che si espresse attraverso la strategia referendaria... (segue)



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