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NUMERO 8 - 17/04/2008

 Sovranità dell'elettore e “populismo della modernità”

Due dati principali rilevano alla osservazione degli esiti delle recenti elezioni politiche, talora (non a torto) descritte con terminologie che richiamano eventi catastrofici (tornado, tsunami, et similia). Il primo di essi è costituito dal dato elettorale in senso stretto, che evidenzia più eventi contemporanei: a) un successo elettorale della coalizione del PdL con evidente effetto trainante, al suo interno, della Lega Nord; b) la perdita della sfida elettorale lanciata dal PD, benché tale sconfitta si accompagni con un importante (non scontato) consenso elettorale alla novità costituita dalla fusione in un nuovo partito - il PD appunto - di due precedenti forze politiche (DS e Margherita).
Gli scenari della fase preelettorale ipotizzavano come strategia politico-elettorale seguita da tale partito la competizione al centro più che alla sinistra degli schieramenti politici (esistenti nella fase pre-elettorale). L’ipotesi di lavoro, in altri termini, era quella di un ‘nuovo’ partito che, avendo deciso di rompere (ideologicamente e nel programma politico) con lo schieramento e la cultura politica delle forze politiche alla sua sinistra, poteva vincere la sfida elettorale solo drenando il consenso elettorale – oltre che del competitore politico diretto, il PdL – del partito centrista, l’UDC. Quest’ultimo partito, a sua volta, risultava impegnato in una sfida elettorale solitaria, dopo aver preso le distanze (politicamente e simbolicamente) dallo schieramento del PdL.



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